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SULMONA – Si è reso necessario il ricovero nel “suo” reparto per il medico del pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona che lo scorso 23 febbraio era stato aggredito da un detenuto quarantenne del circuito alta sicurezza,  condannato per associazione mafiosa. La prognosi di cinque giorni rimediata a causa del violento ceffone, sferrato dal recluso all’atto delle dimissioni ospedaliere, si è aggravata nel momento in cui il sanitario si è sottoposto ad ulteriori consulenze sanitarie a causa del gonfiore e dell’ascesso scoperto nei giorni successivi all’aggressione. Da qui l’osservazione breve in pronto soccorso, che risale alla scorsa settimana, e gli ulteriori accertamenti sanitari tuttora in corso, volti ad escludere pregresse problematiche. Se può esserci o meno un nesso con l’evento lo stabiliranno i medici. Fatto sta vanno fatto gli approfondimenti del caso. Il detenuto era stato ricoverato per un malore accusato dietro le sbarre. La diagnosi dei sanitari operanti presso il locale presidio ospedaliero non aveva portato a scoprire anomalie o criticità. Da qui le dimissioni da parte del malcapitato medico di turno in pronto soccorso che subì l’aggressione, contenuta grazie all’intervento della polizia penitenziaria. Nel mese di gennaio un altro detenuto aveva finto il malore per tentare l’evasione durante il ricovero. Uno stratagemma pericoloso che, vista la configurazione urbana dell’ospedale, risulta attenzionato dagli addetti ai lavori.

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