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SULMONA – “La sensazione amara che ci lascia questa sentenza è che da oggi in poi ci sarà molta più gente che penserà di farla franca mentre appare più fragile la salvaguardia dei nostri orsi”. Le associazioni Salviamo l’orso, Dalla parte dell’Orso e Società Italiana per la Storia della Fauna Giuseppe Altobelli tornano sulla sentenza di assoluzione di Antonio Centofanti, l’uomo che uccise un orso nel 2014, e esprimono sconcerto e amarezza. “Un cacciatore” intervengono “, sa anche che di notte ed in periodo di caccia chiusa non si esce di casa con un fucile senza sicura inserita. E cosa dire del tempo trascorso dal momento dello sparo che ferì mortalmente l’orso fino all’ammissione del cacciatore di essere l’autore dell’uccisione? Perché non avvisò subito chi di dovere dell’episodio?”. Tanti i dubbi degli animalisti ma, al riguardo, la magistratura si è espressa con una assoluzione. E non manca un affondo al Comune di Pettorano, Ente gestore di una Riserva “nata in primis per la presenza dell’orso, per la quale ogni anno” continuano “la Regione eroga consistenti finanziamenti, che dopo aver rinunciato a costituirsi parte civile contro il proprio concittadino continua a tacere anche dopo la sentenza. È bene ricordare che l’uccisione dell’orso ha inflitto un grave danno d’immagine al Comune ed ai pettoranesi, sbattuti sui giornali di tutta Italia come coloro che avevano tolto la vita ad un animale rarissimo colpevole di aver predato qualche gallina. Galline che peraltro le associazioni scriventi, la Regione e la locale Riserva hanno sempre rimborsato.. Pensavamo anche che il denaro ed il lavoro che le associazioni hanno speso in 4 anni di interventi di messa in sicurezza gratuita di pollai ed orti meritassero un diverso comportamento da parte dell’amministrazione di Pettorano ma cosi evidentemente non è stato La salvaguardia degli ultimi orsi d’Abruzzo” concludono “la stessa conservazione della specie per le future generazioni richiedono comportamenti di grande consapevolezza della posta in gioco da parte di sindaci ed amministrazioni comunali e la strada dell’educazione dei cittadini alle regole della convivenza è l’unica percorribile da un paese civile”.

Andrea D’Aurelio

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