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Le città e le comunità urbane hanno bisogno di verde. Ne hanno estremo bisogno per far fronte alle crescenti problematiche legate alla scarsa qualità dell’aria, agli effetti delle isole di calore, ai rischi di allagamento in caso di piogge torrenziali, all’esclusione sociale e agli ambienti urbani degradati, fattori che producono numerosi e significativi impatti sulla salute, sulla qualità della vita, sul benessere e sulla sicurezza dei cittadini, in particolare tra le classi meno abbienti.

Ne ha bisogno anche la nostra città, più di quanto si possa pensare, sicuramente molto di più di quanto l’attuale amministrazione ha fatto finora su questo tema. L’Aquila è carente e quindi necessita di infrastrutture verdi attraverso cui collegare, in modo sostenibile e socialmente inclusivo, pezzi di città.

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La realizzazione di un parco lineare attrezzato con spazi sportivi e culturali cambierebbe volto ad interi quartieri, relegati attualmente per carenza di spazi di socialità a semplici dormitori, rivoluzionandone anche il modo con cui verrebbero vissuti.

Sulla zona est della città, ad esempio, arrivare al nucleo industriale-commerciale di Bazzano dalle vicinissime frazioni di San Gregorio, Onna, Monticchio, Paganica e Bazzano è impossibile se non con la macchina. Bisognerebbe riprendere la proposta dell’arch. Fabio Andreassi relativa alla variante sud, nell’ambito della quale proponeva la realizzazione di un bosco lineare da 60.000 mq e 2.500 alberi, nel tratto della SS17 compreso tra le attuali rotatorie posizionate alle intersezioni con Via Onna e con la Strada Provinciale 17bis, funzionale alla ricucitura delle attuali attività fronte strada in un unico parco commerciale in cui potersi muovere anche pedonalmente. Un’idea, cestinata dall’amministrazione, che andrebbe invece ripresa ed estesa attraverso una ramificazione verso tutte le frazioni sopra citate.

Molte sarebbero le infrastrutture verdi da realizzare anche in altre zone della città, moltiplicando così la capacità naturale delle piante di abbattere le sostanze inquinanti, ripristinando la fruizione del suolo e dello spazio da parte delle comunità e trasformando aree marginali e degradate in hub attivi verdi e vivificanti all’interno della città. Ci sarebbe in realtà la possibilità, sfruttando la presenza del grande corridoio ecologico rappresentato dall’asse fluviale che attraversa da est a ovest la città, di progettare e realizzare una rete green cittadina concepita come una grande e capillare infrastruttura urbanistica, corredata naturalmente di un evoluto piano per la manutenzione del verde.

Bisogna coltivare la bellezza e valutare ogni intervento in relazione a come lo stesso si inserisce nell’ambiente. C’è un nuovo mondo in arrivo, un mondo in cui natura e cultura si incontreranno in un nuovo concetto di sostenibilità attorno al quale anche L’Aquila è chiamata a ripensare il proprio modello sociale.

 

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