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Nella mattinata di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Pescara hanno eseguito diciannove ordinanze di custodia cautelare – diciotto di custodia in carcere e una di arresti domiciliari – per il delitto di associazione di stampo mafioso e numerosi altri reati satellite (estorsioni, possesso di armi ed esplosivi, traffico illecito di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, danneggiamento aggravato, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, occupazioni abusive di immobili, minaccia aggravata e truffa) tutti commessi in Pescara in un determinato ambito territoriale, ovvero il quartiere Rancitelli, con basi operative nel rione “Ferro di Cavallo”. La misura cautelare è stata richiesta al G.I.P. dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo dell’Aquila all’esito di una lunga e impegnativa indagine materialmente condotta dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Pescara con l’impiego di avanzate tecniche di sorveglianza audio e video, costantemente accompagnate da assidui servizi di osservazione e controllo del territorio. Le attività investigative hanno preso lo spunto da alcuni reati “spia” dai quali si è percepito lo stato di profondo disagio degli abitanti del quartiere – e in genere della cittadinanza pescarese – per la prassi di illegalità invalsa nel quartiere, divenuto gradualmente invivibile per chi non prestasse acquiescenza alle prevaricazioni e non tollerasse passivamente la commissione dei più svariati delitti. Gli esiti delle investigazioni – sviluppate attraverso attività tecniche di intercettazioni audio e video, durate per oltre due anni e puntualmente riscontrati da servizi sul territorio – hanno inequivocabilmente documentato, per la prima volta a Pescara, l’esistenza di un gruppo criminale composto prevalentemente da nuclei familiari residenti nel quartiere Rancitelli dediti alla pratica e all’ostentazione della violenza verso le persone e le cose. La violenza protrattasi nel tempo ha generato una notevole forza intimidatrice e la conseguente condizione di assoggettamento ed omertà di tutti coloro che potevano avvertirne il pericolo. Si è dunque creata la situazione tipica dell’associazione mafiosa descritta dal codice penale, nella quale un gruppo organizzato controlla un determinato territorio sul quale è in grado di compiere impunemente una serie indeterminata di delitti sopprimendo qualsiasi tipo di controllo sociale e legale.

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