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SULMONA – Costretto a rimanere in ambulanza per circa due ore e mezza prima di essere preso in carico dal pronto soccorso. La disavventura è capitata questa notte ad un anziano sulmonese, positivo al Covid, che dalle 23 di ieri sera all’una e mezza circa di questa notte è stato ospitato nell’equipaggio della camera calda in attesa di essere trasferito nella shock room della medicina d’accettazione e d’urgenza per l’osservazione e il monitoraggio sanitario. Negli ultimi giorni, nonostante il “posto Covid” collocato in ogni reparto ospedaliero, la stanza interna del pronto soccorso ha ospitato fino a quattro positivi, trasformandosi praticamente in un’area dedicata. Non una situazione emergenziale ma sicuramente paradossale dal momento che esistono cure, percorsi e strumenti per trattare anche le infezioni dei pazienti fragili. Eppure il locale nosocomio di primo livello sembra tornare indietro nel tempo, almeno di tre anni, quando i pazienti erano costretti a sostare nelle ambulanze. Se è vero che l’utenza è tornata ad intasare il pronto soccorso per un colpo di tosse, va pure rilevato che la struttura ospedaliera dovrebbe evitare tale pressione, recuperando spazi e zone filtro o comunque procedendo al trasferimento dei pazienti nelle malattie infettive degli altri nosocomi. Dopo anni di restrizioni, vaccini e rinunce, l’infezione da Covid rientra nei normali malanni da stagione ma a Sulmona continua a fare notizia. Per questo stamane si sono attivati i vertici dell’ospedale per dare disposizioni specifiche e verificare l’effettivo uso delle stanze grige nei vari reparti di degenza onde evitare il ripetersi di tale incresciosa situazione.

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