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SULMONA – Minacce e intimidazioni non solo per chi ha indagato ma anche per i poliziotti. A riportare la notizia è il quotidiano Il Centro. Alcuni degli undici finiti nel mirino della giustizia per l’inchiesta sui sonnellini di pattuglia, sono stati a loro volta raggiunti da lettere minatorie nei mesi scorsi, senza informare l’autorità giudiziaria. Un particolare che trapela solo in queste ore e che, comunque, non è di poco conto dal momento che potrebbe ricollocare la vicenda. Intanto, sui proitettili spediti all’ex comandante, Luciano Bernardi e all’ispettore, Attilio Di Loreto, vanno avanti le indagini. Bernardi ha riferito agli inquirenti di essere tranquillo per aver ricevuto, anche in passato, minacce. L’ultima risale allo scorso 16 aprile quando ha ricevuto per posta una busta gialla con un proiettile calibro  9×19 da guerra, uno di quelli in uso esclusivo alle forze di polizia. All’interno della busta c’era anche la metà di un foglio A4 con su scritto, tramite normografo, “questo basta”. “Un regalo inaspettato” per Bernardi che, inizialmente, non voleva sporgere denuncia. Poi, quando è venuto a conoscenza che lo stesso trattamento era stato riservato anche al suo collega, Attilio Di Loreto, ha deciso di andare a fondo ed insieme si sono recati in procura. Bernardi, ora in pensione, ha riferito ai magistrati che in passato aveva ricevuto lettere minatorie per altre inchieste che stava seguendo. In una circostanza qualcuno gli aveva tagliato le gomme dell’auto. La procura, per l’ultima intimidazione, ha messo sotto inchiesta gli undici poliziotti della stradale, finiti al centro dell’inchiesta sui “sonnellini di pattuglia”. Bernardi e Di Loreto, dal 2019 al 2022, hanno condotto le indagini tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, gps e telecamere. Secondo il procuratore capo della repubblica, Luciano D’angelo e i sostituti procuratori, Stefano Iafolla ed Edoardo Mariotti, il gesto intimidatorio posto in essere rappresenta una grave minaccia per la futura deposizione nel processo di Bernardi e Di Loreto. Poco prima di pasqua la procura aveva confermato le accuse per 11 dei 19 poliziotti indagati, con l’avviso di chiusura delle indagini preliminari. Per questo i magistrati hanno ordinato al commissariato di Sulmona e alla polizia stradale dell’Aquila di cercare, nelle abitazioni, negli uffici e nei veicoli degli undici poliziotti, il proiettile, la busta gialla e il normografo utilizzato. Tutte le perquisizioni hanno dato esito negativo ma le indagini proseguono. E’ probabile infatti che, nei prossimi giorni, sarà disposta una perizia balistica sul proiettile. Gli inquirenti inoltre stanno cercando eventuali impronte digitali e il dna sulla busta. Da chiarire il “mistero” della consegna. Dai primi accertamenti è venuto fuori infatti che, a Bernardi, la posta era stata consegnata dalla portalettere ma la busta non aveva né francobollo né timbro dell’ufficio postale. La postina, che ha riferito di essersi limitata ad effettuare la distribuzione della posta in base alle zone di competenza, è stata già sentita dalle forze dell’ordine. 

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