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SULMONA – Era finito sotto processo con la pesante accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali ma oggi per Stefano Ubaldo Risi, 31 anni del posto, è arrivata la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste pronunciata dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Marco Billi. La vicenda risale al 2015 e ha avuto origine da una querela depositata dall’ex convivente di Risi, una donna di origine moldava, per due distinti episodi che si sono verificati ad agosto e a ottobre di quattro anni fa. Il giovane era accusato di aver offeso e minacciato con pesanti epiteti e con parole poco eleganti la sua ex, fino a procurarle violenze psicologiche. Il 29 agosto 2015, all’interno dell’auto di Risi dopo un litigio per futili motivi, l’ex convivente ha detto ai magistrati di essere stata picchiata con due pugni sulla parte sinistra della testa. Dal referto medico del pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona, si evince che quelle lesioni personali giudicate guaribili in due giorni, avevano procurato ecchimosi post traumatiche e ferite da graffio. L’altro episodio, il 12 ottobre dello stesso anno, è avvenuto nell’abitazione di Pratola Peligna dove il 3 1 enne- stando all’accusa- avrebbe afferrato per i capelli la moldava, costringendola a rifugiarsi in bagno per sottrarsi ad ulteriori aggressioni. In sede di dibattimento la “vittima” è stata ascoltata e ha riferito di essersi procurata quei graffi dopo un diverbio con la sua ex suocera, la madre di Risi, con la quale non aveva proprio un rapporto idilliaco. Per frapporsi fra la madre e la convivente il giovane avrebbe quindi sferrato un pugno, stando alla versione della ex, che inizialmente aveva denunciato di aver preso due pugni. Una ricostruzione a tratti lacunosa. Una testimone ha poi riferito che quel pugno non c’è mai stato come pure i Carabinieri, riguardo l’episodio avvenuto in casa, non hanno riscontrato la violenza denunciata dalla donna. Il giudice Billi, come richiesto dalla difesa che puntava all’insufficienza delle risultanze probatorie, ha assolto il giovane perché il fatto non sussiste.

Andrea D’Aurelio

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