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SULMONA – Il credito di 130 mila si è estinto per confusione dopo la morte del fondatore del mobilificio ma lei comunque ha dovuto rispondere del reato di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. Ed è così che questa mattina, per una donna residente a Raiano A.O., è arrivata la condanna a quattro mesi di reclusione ( pena sospesa e non menzione nel casellario) da parte del giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, oltre al pagamento delle spese processuali liquidate in tremila euro. Il giudice ha disposto il dissequestro di tutti i beni, riconoscendo di fatto l’estinzione del credito per confusione. Tutto comincia il 30 giugno 2015 quando la donna, Segretaria nel mobilificio di Raiano, acquista le quote societarie dal fondatore. Interviene a quel punto il pignoramento del figlio del titolare del mobilificio ( assistito in giudizio dall’avvocato Paolo Mancini), che vantava nei confronti del padre un credito di 130 mila euro. Il Gip del Tribunale di Sulmona, su richiesta del Pm, dispone il sequestro preventivo di tutti i beni tant’è che si apre il procedimento penale a carico della segretaria, davanti al Tribunale di Sulmona, per la mancata esecuzione dolosa del provvedimento del giudice. Nel 2018 muore il fondatore della società. Il decesso ha estinto il credito, come si evince nella sentenza del giudice che dispone il dissequestro, ma non il procedimento penale che era partito per la mancata esecuzione dolosa del pignoramento. La Segretaria quindi, difesa dall’avvocato Daniele Di Bartolo, si è beccata la condanna a quattro mesi di reclusione, ottenendo la sospensione della pena.

Andrea D’Aurelio

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