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SULMONA – La musica non cambia all’ospedale di Sulmona con la carenza di personale che arriva ai massimi storici e continua a mettere a dura prova operatori e pazienti. Nel reparto di nefrologia e dialisi, dopo il pre pensionamento di una unità prossima al collocamento a riposo, sono rimasti in servizio solo due medici, compreso il responsabile, per gestire due ospedali, quello cittadino e quello di Castel Di Sangro viste le linee di attività previste nel contratto. Una situazione critica che rasenta il paradosso e rischia di configurare una vera e propria emergenza per i dializzati. Il reparto opera 29 giorni su 31. Un supporto, per soli tre giorni alla settimana, nella fascia diurna, arriva da una dottoressa del pronto soccorso. Il personale lavora allo stremo tant’è che l’unità operativa del nosocomio sangrino viene gestita per telefono. La Asl ha provato a rinforzare la pianta organica, finora senza successo. Ne consegue che, tra prestazioni ambulatoriali e attività di reparto, i due medici in campo rischiano di scoppiare. Circa sessanta pazienti vengono gestiti in ospedale più i 1200 dell’area peligno-sangrina. Una soluzione va trovata, pure in fretta, per evitare il collasso del sistema se si considera che anche la diabetologia si trova nelle stesse condizioni. Per non parlare dell’ematologa costretta a dividersi il carico di lavoro tra due, a volte tre presidi. Bene la risonanza magnetica prossima, finalmente, alla messa in funzione. Ma il rischio che il super ospedale si trasformi in scatola vuota è sempre più concreto.

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