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L’AQUILA – “Perché non contattate noi? Possiamo sicuramente trovare un accordo. Parlate di mesi di ripristino, che costa molto denaro. Noi ripristineremo il vostro database in non più di otto ore. Pertanto, ancora una volta, vi consigliamo vivamente di recarvi nella chat indicata per discutere l’accordo”. E’ giallo su una lettera che la cybergang Monti, avrebbe pubblicato nel darkweb e che sarebbe stata indirizzata al presidente della Regione, Marco Marsilio e al direttore generale della Asl provinciale dell’Aquila, Ferdinando Romano. Contattato da Abruzzoweb, Marsilio ieri sera, di rientro da Bruxelles, ha detto di “non saperne nulla”. Non ci sono ad ora comunicati ufficiali da parte della Asl, tenuto conto anche della delicatezza della vicenda. L’obiettivo, se la lettera risultasse autentica, sarebbe chiaro: costringere a pagare un riscatto, che potrebbe ammontare a vari milioni di euro, per “sboccare” i server della Asl dell’Aquila, “bucati” il 3 maggio, provocando una grave emergenza negli ospedali e presidi sanitari ora in enorme difficoltà, con i server aziendali fuori uso. Un riscatto da pagare anche per evitare la pubblicazione di dati sensibili, trafugati per oltre 522 gigabyte, coperti da privacy, con referti e diagnosi di pazienti, anche con Hiv e oncologici, neonati, informazioni sulla mortalità infantile. Dati personali dei medici e dipendenti, compresi i dati bancari, informazioni amministrative e legali. Sulla vicenda dell’attacco sta intanto indagando la Distrettuale antimafia e antiterrorismo dell’Aquila. L’inchiesta è stata aperta dal sostituto procuratore Simonetta Ciccarelli, per risalire ai criminali autori dell’attacco “ramsoware”.

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