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SULMONA – Rapina aggravata, lesioni personali aggravate, minaccia, violazione di domicilio e sequestro di persona. Una sfilza di reati contestati ad un ergastolano romeno, ex latitante, finito dopo dieci anni davanti ai giudici del Tribunale di Sulmona per la brutale aggressione ai danni di un pastore. Ma per lui è tutto da rifare. Ieri il collegio giudicante, presieduto dal giudice, Monica Croci, ha annullato il decreto che dispone il giudizio poichè in fase di udienza Gup non era stato tradotto nè aveva rifiutato di comparire. Un’eccezione che rimana gli atti al giudice per le udienze preliminari. Il giovane si era reso irreperibile per lungo tempo fino alla latitanza che cessò con l’arresto e la detenzione, tuttora in corso, per un omicidio commesso altrove. I fatti risalgono al 10 agosto 2013 quando, nella località Chiarano Sparvera di Barrea, il giovane penetrò con la forza all’interno del ricovero occupato da un pastore, forzando la porta d’ingresso. Iniziò quindi l’escalation di violenza. Prima calci, pugni e minacce di morte. Poi, puntandogli un coltello alla gola, avrebbe costretto la vittima a scrivere il proprio nome su un foglio e a preparargli un caffè, trattandolo praticamente come uno schiavo. Per circa tre ore gli avrebbe impedito di allontanarsi dal rifugio, sequestrandolo e privandolo della libertà personale. Sempre sotto minaccia aggravata dall’uso dell’arma, gli avrebbe sottratto la somma di 100 euro. Il tutto approfittando della condizione di incapacità ad agire della vittima. Una vera e propria umiliazione che, secondo l’accusa, il 40 enne aveva compiuto in concorso con un’altra persona, uscita però assolta al termine del procedimento. Per il giovane, invece, il processo è partito in ritardo vista l’irreperibilità e la latitanza. Dopo dieci anni finisce alla sbarra. Ma è tutto da rifare.

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