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Francesco Cerasoli e Pierluigi Iannarelli del Circolo Sinistra Italiana L’Aquila intervengono, con una nota, sulla recente sentenza del Tar sugli impianti di Ovindoli, e scrivono: “Apprendiamo con rammarico della sentenza. Non ci stupiscono le scomposte reazioni di giubilo della destra nostrana, capace di bollare come “terrorismo ambientalista” qualsiasi critica razionale a progetti di infrastrutture sciistiche “nate già vecchie”, completamente sconnesse dalla realtà degli stravolgimenti climatici a cui assistiamo ormai da anni sui massicci italiani. Continuare a costruire impianti sciistici in aree che in futuro vedranno precipitazioni sempre più rarefatte, facendo credere che lo si faccia per “dare un futuro” alle aree stesse invece che per biechi interessi privati, significa prendersi gioco dei cittadini e delle cittadine che quelle aree le vivono 365 giorni l’anno e che di certo non possono basare la loro sussistenza su poche settimane di apertura degli impianti. Eppure, non sono passati neanche due mesi dagli appelli disperati degli operatori sciistici di Campo Imperatore che chiedevano sovvenzioni pubbliche perché la mancanza di neve rischiava di far saltare l’intera stagione. Ci stupisce invece leggere nella sentenza del Consiglio di Stato passaggi che equiparano l’impatto ecologico inevitabile delle attività di costruzione di un impianto sciistico (sbancamenti, innalzamento dei pilastri per le teleferiche, costruzione di bacini di raccolta dell’acqua per l’innevamento artificiale) con quelli potenziali derivanti dal pascolo o dalla presenza di escursionisti. Il sovrapascolo e un eccessivo afflusso di escursionisti sono attività potenzialmente impattanti, sì, ma che possono essere gestite tramite appositi regolamenti e un attento controllo del territorio. Diversamente, una volta che ettari di prateria di alta quota e altri habitat tipici delle nostre montagne vengono devastati per la costruzione di un impianto, la perdita di biodiversità che ne deriva è irreversibile. È saggio tagliarsi spontaneamente una delle dita di una mano perché ‘tanto ne ho altre quattro’? Noi crediamo di no, e crediamo che, a prescindere dall’esito sfavorevole di questa sentenza, la battaglia per far uscire la transizione ecologica dalle gabbie della propaganda rendendola invece chiave di volta del nostro futuro sia appena iniziata. Noi non ci tireremo indietro; ci auguriamo che anche il PD del ‘nuovo corso ecologista’, che starebbe prendendo piede nel partito dopo la vittoria di Elly Schlein, faccia lo stesso abbandonando definitivamente i rigurgiti sviluppisti e prendendo posizioni chiare su questi temi. Giustizia sociale e tutela ambientale sono orizzonti politici inseparabili ed imprescindibili se vogliamo consegnare alle future generazioni un Pianeta e una società a misura di esser umano: il tempo di agire è ora”. 

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