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PACENTRO – “Se le strade chiuse ci dividono la rabbia ci unisce”. E’ quanto si leggeva questa mattina in uno dei striscioni portati dai comitati sulla strada 487, a tre km da Pacentro, dove è scattata la protesta contro la chiusura della strada che porta a Passo San Leonardo. In prima fila i sindaci con tanto di fascia tricolore che si sono schierati dalla parte della comunità e di chi da troppi anni lotta per la riapertura di quell’arteria stradale. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la disposizione dei blocchi di cemento che ha mandato su tutte le furie tanto il sindaco di Pacentro Guido Angelilli, che ha chiamato a raccolta colleghi e cittadini per far sentire la voce delle singole comunità, quanto gli operatori economici della zona che ormai sono sul piede di guerra e non sanno più a chi appellarsi per far valere le loro ragioni. “Chi mette una firma non si rende conto delle conseguenze che si creano per chi ha deciso di investire in montagna e di viverci. Bastava fare manutenzione ordinaria, cosa ai più sconosciuta”- intervengono i titolari di alcune attività nella zona di Passo San Leonardo e Fonte Romana che sono scesi in piazza con tutte le preoccupazioni che da tempo si portano dietro. Ad aprire la manifestazione è stata la rabbia del sindaco Angelilli che ha chiesto al Presidente della Provincia dell’Aquila Angelo Caruso e al Dirigente Bonanni di sedersi di nuovo sul tavolo con una programmazione precisa. “E’ inconcepibile che prima si annunciando i fondi e la riapertura in quindici giorni e poi arrivano i blocchi di cemento e nemmeno ci si può nascondere dietro la formula dell’incolumità pubblica. Che vuole dire che finora la vita della gente non è stata presa in considerazione o forse noi non ci teniamo?”- si domanda il sindaco di Pacentro che guida la protesta. Al suo fianco i sindaci di Sant’Eufemia a Majella, Palena, Cansano, Campo di Giove e Castelvecchio Subequo. Ora scatteranno i ricorsi per impugnare l’ordinanza emessa dalla provincia che si vanno ad aggiungere alle iniziative legali messe in campo dai privati. Ma la protesta non cesserà.

Andrea D’Aurelio

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