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SULMONA – Tante visite mediche all’esterno ma pochi agenti all’interno. A rilanciare l’allarme sulla situazione del carcere di massima sicurezza sulmonese è il sindacato Sappe all’indomani del tentativo di evasione di un detenuto dall’ospedale di Sulmona dove si era fatto trasportare ai fini del ricovero. Appena dimesso dall’ospedale, il detenuto avrebbe tentato la fuga, dando una spallata al poliziotto che lo stava facendo salire sul blindato che doveva riportarlo in carcere. Ma la prontezza degli altri agenti ha sventato l’evasione. Il recluso soffre di alcune problematiche psichiatrice. Per questo il Sappe, prendendo spunto dal caso, denuncia “le difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti dei penitenziari: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi”. Altro problema è il “sistematico ricorso alle visite mediche in ospedali e centri medici fuori dal carcere, con contestuale massiccio impiego di personale di scorta appartenente alla Polizia Penitenziaria, per la diffusa presenza di patologie tra i detenuti”. “Dal punto di vista sanitario la situazione delle carceri è semplicemente terrificante- afferma il segretario generale Donato Capece- secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti. Questo significa che almeno due detenuti su tre sono malati. Tra le malattie più frequenti, proprio quelle infettive, che interessano il 48% dei presenti. A seguire i disturbi psichiatrici (32%), le malattie osteoarticolari (17%), quelle cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%). Questo fa capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere”.

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