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SULMONA – Pentole contro le sbarre. Nuova protesta nel carcere di massima sicurezza di Sulmona. Per la riduzione delle ore riservate al contatto telefonico con i propri congiunti, decine di reclusi stanno dando vita, dalla serata di ieri, al gesto simbolico. Almeno una volta al giorno sbattono contro le sbarre delle finestre pentole, piatti e mani. Altro sistema non hanno per attirare l’attenzione. I detenuti, durante l’emergenza pandemica, avevano la possibilità di telefonare ai propri congiunti più assiduamente, anche con videochiamate, per verificare il loro stato di salute e mantenere un contatto pressoché costante in un momento storico non proprio roseo. La cessazione formale dello stato di emergenza, da oltre un anno, ha ripristinato di fatto la possibilità di contattare i congiunti per sole due volte al mese. Si è quindi ingenerato un clima di malcontento tra la popolazione carceraria che è esploso con la protesta in atto. Una “replica” di quanto avvenuto già a maggio dello scorso anno. Non che i telefoni siano mancati nell’ultimo periodo in cella, visto il sequestro di venti microcellulari ad ottobre, che ha portato al recente arresto di un agente. Ma quella è un’altra storia. La protesta pacifica si incastra con il clima sempre più delicato dietro le sbarre. Per i detenuti ma anche per gli agenti penitenziari sempre esposti alla carenza di personale.

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