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RIVISONDOLI – La Corte di Cassazione rigetta l’ultimo ricorso. Si è chiuso ieri il filone cautelare sull’inchiesta della tentata estorsione di Rivisondoli. I giudici capitolini hanno ammesso nella forma e respinto nella sostanza, il ricorso intentato dalla Procura della Repubblica di Sulmona, riguardante la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici e servizi per un periodo di un anno che il Tribunale peligno aveva applicato nei confronti del vice sindaco dell’ente, finito sotto inchiesta assieme al sindaco e all’avvocato del Comune . Un’inchiesta che, almeno in questa fase preliminare, si è ridimensionata alla luce delle determinazioni assunte dai giudici aquilani e dalla Corte di Cassazione che si era espressa recentemente anche sul ricorso principale, dichiarandolo inammissibile.  I tre, per i quali si sono chiuse le indagini preliminari, sono accusati di aver chiesto la somma di circa 20 mila euro a quattro soggetti partenopei, uno dei quali condannato nei tre gradi di giudizio penali per aver costruito la scala di accesso alla propria abitazione direttamente sulla pubblica strada comunale, senza alcun titolo di proprietà. Gli indagati, sin da subito, hanno spiegato di aver agito esclusivamente per l’interesse dell’ente, fornendo ampia documentazione al riguardo, ribadendo pure che l’incontro finalizzato alla transazione è stato svolto nell’Aula Consiliare del Comune e in presenza di altri amministratori. Da qui la decisione del Riesame di annullare l’obbligo di firma disposto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sulmona. La Procura sulmonese, tramite il Sostituto Procuratore Edoardo Mariotti, aveva riaperto il filone cautelare con il ricorso in Cassazione, ritenuto inammissibile dalla Corte. Non infondato come aveva detto la Procura Generale della Cassazione ma inammissibile. Ieri il rigetto dell’ulteriore ricorso sulla misura interdittiva del vice sindaco, difeso dall’avvocato, Pietro Savastano. Chiusa la fase cautelare, dalla Procura dovranno ora formulare le richieste al Gip o al Gup per la fase cruciale dell’inchiesta.

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