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SULMONA – “Tratto i cani come se fossero i miei figli”. A parlare ai microfoni di Onda Tg è il sulmonese che ha realizzato il mini canile nella zona artigianale della città, balzato agli onori delle cronache recentemente per l’ordinanza di abbattimento al varo degli uffici comunali di Palazzo San Francesco nonchè per l’ipotesi di reato di maltrattamento di animali. “Nessuno può accusarmi di un grave reato. Io tratto i cani con cura amorevole e in diverse occasioni ho ricevuto controlli da parte degli organi preposti, senza il riscontro di alcuna anomalia. Differire di qualche ora la pulizia del cibo e degli escrementi, per questioni lavorative, non è certamente una condotta riconducibile al maltrattamento”- si difende il sulmonese che ha dato mandato all’avvocato, Alessandro Margiotta, di stroncare sul nascere l’eventuale procedimento penale nonchè il filone amministrativo della vicenda. “Ho avuto una convivenza di sei anni con una giovane appartenente alla stessa famiglia che ha ereditato il terreno su cui ho costruito i box. Avendo investito su quell’area, il problema si è creato una volta che è terminata la storia sentimentale, che ho pure cercato di recuperare. Mi avevano affidato il terreno sul quale ho speso soldi e tempo, ciò si evince anche dalla messaggistica”- conclude l’uomo. Intanto lo scorso sabato è scattata l’ispezione del servizio veterinario della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila che, dopo aver ricevuto apposita segnalazione, ha constatato lo stato dei luoghi e degli animali. Nelle prossime ore seguirà una relazione al riguardo. Dal Comune stanno predisponendo l’ordinanza di “sfratto” poichè, sulla carta, il mini canile sarebbe stato costruito senza formale autorizzazione. Come pure l’informativa con la notizia di reato sarebbe arrivata a destinazione. Ma la difesa dell’uomo annuncia battaglia al riguardo.

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