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SULMONA – Fino ad un anno di attesa per una visita alla logopedista. I tempi restano lunghi sul territorio e a farne le spese, ancora una volta, sono i più piccoli che necessitano di continuità e stabilità nelle terapie per strutturare la personalità. L’ultima segnalazione in ordine di tempo è arrivata l’altro giorno sul tavolo del Tribunale per i diritti del Malato. “Non è possibile andare avanti con questa situazione”- si è sfogata una donna con i volontari di viale Mazzini. Un servizio insufficiente che continua a tenere col fiato sospeso famiglie e i minori. Già lo scorso settembre una quindicina di ragazzi erano rimasti senza assistenza per la scadenza del contratto alla logopedista che li seguiva, con tutte le conseguenze del caso in termini di apprendimento. La pandemia, in effetti, ha aggravato una serie di problematiche, generando una sorta di “long Covid” sul fronte delle relazioni. Gestire gli effetti non è facile. “D’altronde l’uso sempre più diffuso di telefoni e pc come strumento principale per il confronto e il dialogo, può acuire una patologia recondita”- spiegano gli addetti ai lavori. Per i minori non è un bel momento. Carenze si registrano sul fronte della neuropsichiatria infantile, per la quale la Asl ha recentemente annunciato interventi. Difficoltà anche nel reperire pediatri. Per questo è stato pubblicato il bando per zone carenti. I problemi continuano a surclassare le soluzioni. Per questo il Tdm, con la sua coordinatrice Catia Puglielli, sta strutturando sul territorio la protesta nazionale, che serve ad accendere un faro.

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