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SULMONA. Va in pensione il “poliziotto con la marcia in più”. Si tratta del sostituto commissario, Daniele L’Erario, che dalla giornata di ieri è stato collocato a riposo dopo 38 anni di carriera alle spalle, 24 dei quali spesi nel commissariato sulmonese, di cui resta un’icona e gli altri, dal 2021 fino al 31 maggio, nella seconda sezione della Squadra Mobile dell’Aquila che ha guidato fino all’ultimo giorno, lasciando il segno in operazioni di rilievo nazionale. Dall’omicidio di Teodoro Ullasci, dello scorso 23 marzo, risolto nel giro di 24 ore assieme all’equipe investigativa fino alla violenta rapina nella struttura per pazienti psichiatrici di Bazzano che ha portato la polizia, sempre a marzo, ad arrestare sei persone. Il suo imprinting L’Erario lo ha dato anche per sgominare la banda di malviventi che svaligiava le gioiellerie di mezza Italia. Lo scorso 26 gennaio la Mobile aveva arrestato la coppia sudamericana che aveva rubato 16mila euro di preziosi in una nota gioielleria del capoluogo di regione. Una tecnica collaudata, intercettata nel corso delle indagini. Tra le operazioni significative spiccano anche i risultati ottenuti contro le truffe agli anziani, sempre nell’aquilano e la lotta alla prostituzione. Degno di nota anche l’arresto dell’egiziano, nel giugno 2023, che aveva tentato lo stupro in pieno centro e la rapina in danno della vittima, una giovane ex rugbista. L’Erario era arrivato all’Aquila a gennaio 2021, dopo una lunga militanza a Sulmona dove, oltre a reprimere i reati, aveva costruito anche una rete di relazioni, quelle che permettono ad ogni investigatore di conoscere in modo capillare il territorio. Ripagano più di ogni medaglia. “Possiamo definirlo il poliziotto con un passo, anzi, con una marcia in più”- interviene Pasqualino Cerasoli, già dirigente del commissariato di Sulmona- “per la Polizia di Stato è indubbiamente una grande perdita. Un investigatore che sapeva entrare dentro i singoli casi con un approccio tutto suo. Un poliziotto in meno da oggi (ieri, ndr) ma un amico in più, per tanti che lo stimano”. Effettivamente la lista degli interventi da consegnare agli annali si allunga se si considerano anche le attività portate avanti da L’Erario in città: la sparatoria di via Pescara da encomio come rilevò la Prefettura, l’arresto della prima associazione a delinquere in Valle Peligna, l’omicidio Doldo, la maxi rissa in piazza Tresca, il mezzo chilo di droga sequestrato a Pratola. E ancora il filone dell’integrazione sociale con l’accoltellamento tra richiedenti asilo, il primo arresto in provincia dell’Aquila per il blitz nell’ex Casa Santa a sfondo razzista e la simulazione di reato del senegalese Sadio. Nel 1997 partecipò alle indagini sul duplice omicidio del Morrone mentre nel 2015, in collaborazione con la Squadra Mobile di Napoli, arrestò il super boss della Camorra, Francesco Mallardo, che si nascondeva a Sulmona. Venne a capo anche di una delicata inchiesta contro le truffe alle assicurazioni che portò alla denuncia di 73 persone. E ancora la lotta contro l’usura, praticata dai pregiudicati e dagli insospettabili. Una carriera condivisa in gran parte con il suo braccio destro, Roberto Pizzoferrato e con l’indimenticabile, Adriano Di Buccio. Il traguardo del pensionamento L’Erario, probabilmente, pensava di tagliarlo nel “suo” commissariato. Così non è stato. Peccato, direbbe qualcuno, che all’epoca “se lo sono fatti scappare”. A Daniele L’Erario vanno le nostre congratulazioni e gli auguri per la nuova vita senza divisa. Un riposo più che meritato.

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