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SULMONA – Va a cena a casa dell’amico per festeggiare il compleanno pur avvertendo sintomi riconducibili al Covid-19, ovvero qualche linea di febbre e perdita di gusto. Entrambi contraggono il virus generando il cosiddetto contagio a catena. Dopo un anno di pandemia, nonostante appelli e raccomandazioni che arrivano da più fronti, la sottovalutazione del rischio non sembra passare di moda, nemmeno in questa fase delicata che fa registrare una ripresa del contagio dovuto alla circolazione delle varianti del virus, con un indice di pressione sulle strutture ospedaliere che torna a rialzarsi. L’episodio, che ha fatto letteralmente cadere le braccia agli addetti ai lavori, è venuto fuori nel corso della ricostruzione dei contatti tra gli ultimi positivi accertati in Valle Peligna. In dieci si sarebbero riuniti nell’abitazione privata del festeggiato che, viste le misure restrittive in atto, avrebbe organizzato una cena in casa, allargata a “pochi intimi”, debitamente selezionati. Uno di loro però avrebbe sottovalutato la comparsa di sintomi, fino a trasmettere il Covid ad altri due commensali di quella conviviale, coinvolgendo inevitabilmente i rispettivi nuclei familiari in sorveglianza attiva come contatti stretti di casi accertati. Insomma sembra tornare all’inizio della scorsa primavera, quando il virus non si sapeva cos’era e come si trasmetteva. Riteniamo quindi che la vicenda debba assurgere agli onori della cronaca soprattutto per mantenere alta la guardia sui comportamenti quotidiani. La voglia di tornare alla normalità è tanta. Basta farsi quattro passi in città per incrociare sguardi, aspettative, speranze. Si avverte una sorta di stanchezza emotiva nel rispettare pedissequamente l’avvicendamento di misure che ha un impatto emotivo devastante sull’economia, sul sistema sanitario e sulla psiche. La campagna vaccinale ci mettere pure del suo perché non ancora è decollata al massimo. Ma solo se si fa uno sforzo tutti insieme quella normalità, probabilmente diversa da come veniva concepita un tempo, tornerà presto. E’ inutile spartire colpe e responsabilità, invocare la chiusura delle scuole e nuove restrizioni, se poi nella quotidianità ci si perde in un bicchier d’acqua.

Andrea D’Aurelio

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