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SULMONA. “Il danno che la Regione riconosce agli imprenditori agricoli, per concorrere a reintegrare le perdite derivanti dai danni causati alle colture della fauna selvatica, è parametrato solo al danno emergente, ossia alla totalità del valore del prodotto perduto”. Lo scrive il Tar Abruzzo che ha respinto il ricorso di un agricoltore peligno per i danni causati dai cinghiali ai suoi vigneti. L’agricoltore, spiega Il Centro, aveva chiesto un maxi risarcimento da 150 mila euro. Il Tar ha detto no, mettendo nero su bianco che “il risarcimento deve riguardare solo il danno evidente (l’uva non raccolta, ndr) e non un danno potenziale (le bottiglie di vino che con quell’uva possono essere messe sul mercato)”. La Regione aveva quindi accertato una perdita di produzione per 11 mila euro, riferita a 270 quintali di uva danneggiati dagli ungulati. L’imprenditore si oppose a tale valutazione. Ma per i giudici amministrativi la valutazione della Regione è corretta

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