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L’AQUILA – Un anno e otto mesi di reclusione, pagamento delle spese processuali e provvisionale di 5 mila euro. E’ questa la pena inflitta dai giudici della Corte d’Appello dell’Aquila per un 31 enne sulmonese, finito alla sbarra per aver palpeggiato una coetanea e per averla aggredita sotto casa della nonna. Sostanzialmente la Corte ha confermato la sentenza di primo grado emessa nel 2021 dal collegio del Tribunale di Sulmona. I fatti risalgono al dicembre 2013. In base all’inchiesta curata dalla Procura e dalla Squadra Anticrimine del Commissariato Ps di Sulmona, guidata all’epoca dei fatti dal Sostituto Commissario, Daniele L’Eraro, è venuto fuori che i due si erano ritrovati assieme a una comitiva di giovani presso un bar del centro storico di Sulmona fino a quando, vista la tarda ora, la vittima decise di rincasare, nell’abitazione della nonna. Giunta nei pressi dell’abitazione, la ragazza venne raggiunta prima telefonicamente e poi fisicamente dall’imputato con la scusa di fumare una sigaretta insieme prima di coricarsi. Il 31 enne avrebbe quindi molestato sessualmente la vittima sua coetanea, palpeggiandole il seno e mettendole le mani fra le cosce nonostante il rifiuto inequivocabile e reiteratamente palesato della ragazza. Il giovane sulmonese l’avrebbe spinta con forza contro un muro facendola cadere a terra causandole un trauma della zona lombo-sacrale e dell’anca. Un racconto confermato per filo e per segno dalla residente del quartiere che in piena notte scese in strada per soccorrere la giovane. L’imputato, difeso dall’avvocato Alessandro Margiotta, aveva ammesso di aver avuto un approccio con la sua coetanea, anche di tipo sessuale nelle modalità descritte, ma senza violenza alcuna. In primo grado il 31 enne era stato prosciolto dall’accusa di lesioni per mancanza di querela di parte ma condannato a 20 mesi di reclusione per violenza sessuale. Pena che in appello è stata confermata in toto. Il risarcimento alla persona offesa, assistita in giudizio dall’avvocato, Piercarlo Cirilli, sarà liquidato in separata sede. In caso di condanna superiore a due anni, essendo il reato ostativo all’affidamento in prova, per il 31 enne si sarebbero aperte le porte del carcere.

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