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SULMONA – Doveva scomparire del tutto nell’estate del post emergenza. Invece il virus ha fatto breccia anche tra gli addetti ai servizi cimiteriali tant’è che per il luogo santo si è resa necessaria una sorta di “staffetta” pur di erogare il servizio con regolarità. Nella giornata di ieri è infatti risultato positivo il custode del cimitero più il suo collaboratore e la necrofora, delocalizzata a Palazzo San Francesco per due giorni a settimana. Non sono mancati disagi e rallentamenti per l’utenza. Dalle lampade votive che devono ancora essere attivate in una quindicina di loculi, come denunciato già da alcuni sulmonesi su questa testata, alle salme da prendere in carico. La gestione del carico di lavoro, venendo meno le figure di riferimento quotidiane, non è proprio alla portata di tutti. Inizialmente si pensava a rimodulare gli orari di apertura. Poi, a seguito di un vertice a Palazzo, al quale ha preso parte anche il vice sindaco, Franco Casciani, si è deciso di destinare temporaneamente due unità al cimitero che si alterneranno in una “staffetta” per la custodia, tra il turno diurno e quello pomeridiano, in attesa che il custode e agli altri collaboratori negativizzino dal Covid. Fortuna che il virus presenta sintomi abbastanza leggeri in questa fase del post emergenza e il processo di guarigione è pressocchè rapido. Il problema sorge per la tenuta del sistema in quelle strutture sensibili già a corto di personale. E’ il caso del cimitero, dove il Comune ha comunque messo mano per un’operazione di riqualificazione complessiva. Ma è il caso anche della sede centrale di Palazzo dove qualche contagio si è pure registrato in questi giorni. Quanto al campo santo, il virus sembra aver preso alla lettera i buoni auspici della collettività. Doveva sparire e “morire”. Ed ecco che ha fatto una capatina nell’aldilà ma è ancora di questo mondo, a giudicare dall’escalation dei contagi. Si fa per sdrammatizzare ovviamente.

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