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È stato presentato oggi il risultato del progetto “La pienezza del vuoto. Indagine sulle nuove forme di mutuo supporto: il caso della Rete dei Numeri Pari”, promosso dal Gran Sasso Science Institute – GSSI, dal Forum Disuguaglianze e Diversità e dalla Rete dei Numeri Pari, durato tre anni, che ha indagato sulle pratiche e strutture delle forme di mutuo supporto racchiuse nelle centinaia di realtà riunite nella Rete dei Numeri Pari. Attraverso il lavoro del gruppo di ricerca composto da Mirco Di Sandro, Margherita Grazioli, Valeria Pica e Carmen Silipo, sono state messe in luce forme innovative di organizzazione che riempiono il vuoto lasciato da uno Stato in grave affanno.

L’indagine ha analizzato 91 realtà su 112 appartenenti a un campione stratificato per attività e area geografica ottenuto sia attraverso l’estrazione casuale dall’universo delle realtà della Rete, sia attraverso inclusioni mirate in base alla specificità e unicità delle realtà stesse. Presenti alcune delle realtà oggetto di studio rappresentate da Angelo Cassano (Parroco di San Sabino a Bari), Silvia Paoluzzi (Unione Inquilini), Luca Federici (Presidente della Società Cooperativa Ri-MAFLOW) e Antonino Martino (Presidente dell’Associazione Spazio Solidale). Hanno commentato i risultati della ricerca Salvatore Cannavò, giornalista e scrittore e Gilberto Seravalli, Professore Ordinario di Economia Applicata all’Università di Parma sui risultati del progetto. L’incontro è avvenuto in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione delle povertà. A dare il via alla giornata, gli interventi di Fabrizio Barca: “L’aumento delle disuguaglianze riceve risposte concrete dalle pratiche e dalle forme alternative di organizzazione costruite dalle realtà studiate. Nella nostra società complessa ci sono due strade: o un maggiore ricorso all’autoritarismo e alla concentrazione di potere e controllo, o una maggiore reciprocità. Il modello delle realtà indagate va nella seconda direzione. Come ForumDD siamo convinti che di fronte al parossismo delle crisi che si succedono sia necessario che le soluzioni che vengono da questo fermento sociale trovino quell’ascolto di sistema che è finora mancato”. 

Mentre l’economista Giuseppe De Marzo ha dichiarato: “Essere stati oggetto di studio e ricerca per tre anni è stata un’occasione straordinaria. Ci ha permesso di vivere nella contingenza ma anche di fermarci e riflettere. Questo esercizio di sistematizzazione del formicolio sociale espresso dalle realtà che compongono la geografia della speranza è stata un’occasione di collaborazione unica. Poter dare per la prima volta voce e sostanza a chi nella Rete fa associazionismo, a chi opera nelle cooperative sociali, nei presidi antimafia, nei comitati e nelle parrocchie vuol dire far capire come lavoriamo nel metodo e nel merito generando innovazione sociale. Attraverso queste pratiche le realtà sul campo fanno emergere con chiarezza l’urgenza di nuovi diritti di cittadinanza, la richiesta della garanzia di quelli già storicamente acquisiti e oggi a rischio. Siamo chiamati in questa fase della storia a difendere la democrazia come la conosciamo oggi ma allo stesso tempo costruire una visione di speranza fondata sulla giustizia integrale”. L’intervento della Rettrice del GSSI Paola Inverardi: “Come istituzione universitaria superiore siamo contenti di poter contribuire a dare una valenza scientifica, una categorizzazione, a frammenti di realtà che si muovono autonomamente e che propongono soluzioni in controtendenza, possibili nuove buone pratiche, nuovi elementi di politica, elementi di uguaglianze da inserire nell’agenda del Paese”. Luigi Ciotti, Presidente di Libera e del Gruppo Abele, con particolare riguardo alla questione del welfare mafioso, ha affermato: “Questa ricerca ci permette di dare una lettura nuova del presente. Vediamo un’Italia a doppia velocità: da una parte le élites, dall’altra le persone impoverite che arrancano e vengono lasciate indietro. In questo contesto noi abbiamo il dovere di riempire i vuoti lasciati dalla politica ma anche di denunciare la sproporzione tra solidarietà e giustizia. Noi continueremo con le nostre pratiche di mutualismo ma c’è bisogno che la politica torni ad assumersi le sue responsabilità come da troppi anni non sta facendo”. Dopo un focus sul welfare e la cittadinanza ecologica, le conclusioni di Alessandra Faggian, direttrice dell’Area di Social Sciences del GSSI direttamente coinvolta nel lavoro di ricerca: “I tre soggetti promotori della ricerca vengono da ambienti totalmente diversi. Anche questo è nel successo e la soddisfazione di questo lavoro: essere riusciti a collaborare, a mettere insieme i saperi, a fare ricerca partendo da punti di vista e approcci differenti condividendo la missione di conoscere, di interagire con le istituzioni e la società creando qualcosa di concreto per il territorio”.

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