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E’ nota la volontà dell’Amministrazione di procedere alla riconversione e rifunzionalizzazione di alcuni insediamenti dei Progetti C.A.S.E. per accogliere a l’Aquila le sedi del Centro nazionale del Servizio Civile Universale (60 milioni di euro a valere sul Fondo complementare al PNRR) e di uno dei tre Centri nazionali di formazione del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco (15 milioni di euro dal PNRR),  tuttavia sul tema è giusto fare qualche riflessione. Perché non ci si è mai chiesti negli anni scorsi, a fronte dell’esigenza di una reale rigenerazione non solo urbana ma anche e soprattutto sociale, quanti alloggi del notevole compendio immobiliare si sarebbero potuti recuperare e quanti invece demolire, mentre lo si fa solo ora, per progetti sicuramente importanti e virtuosi che ci offre il Governo centrale, ma slegati da una visione complessiva di “ricucire” queste aree nella pianificazione urbanistica della città? I progetti C.A.S.E., da sempre un problema, solo ora ( e solo alcuni) sembrano diventare un’occasione di rilancio e meritevoli di attenzione – così intervengono i quattro Consiglieri comunali di “IL PASSO POSSIBILE”, a margine della seduta di I Commissione di qualche giorno fa convocata sul tema. Prima ancora di accogliere in città, e speriamo accada davvero, sia i tanti giovani operatori volontari del Servizio Civile Nazionale che i  futuriVigili del fuoco da formare nella nuova  struttura a ciò preposta, sarebbe stato giusto fornire risposte concrete in termini di infrastrutture e servizi per la collettività, nonché di spazi aggregativi di socializzazione, a chi in quegli insediamenti ha vissuto e vive ancora per necessità a quasi 14 anni dal sisma: i cittadini dell’Aquila !  Ma ciò evidentemente continua a non suscitare grande interesse a chi governa la città rispetto a queste nuove opportunità. Come non rimarcare, quindi, la grande mancanza, politica e amministrativa, di non aver saputo fornire servizi essenziali a tanti progetti C.A.S.E. e MAP, ridotti ormai esclusivamente a quartieri dormitorio e ghetti, senza una destinazione certa, a “zone franche” dove si annidano da anni  incuria, degrado e abbandono, quei fattori, torniamo a dire, che sono spesso alla base dei tanti episodi di criminalità che si verificano in città, specie in centro storico? Posto che si intende ospitare gli allievi del Centro nazionale del Servizio civile Nazionale su vari insediamenti distribuiti su tutto il territorio comunale, con il C.A.S.E. di S.Antonio che fungerà da quartier generale per gestire tutto il compendio immobiliare per questa attività, non sarebbe stato preferibile individuare, anche per loro come per i Vigili del Fuoco, un unico complesso dedicato (per esempio i progetti C.A.S.E di Coppito 2  dove si avrebbero a disposizione ben 9.500 mq demolendo i 5 corpi edilizi irreversibilmente degradati) più semplice da gestire, anche per dotarlo di tutti i servizi? In sostanza, meglio uno buono che il rischio di creare “cattedrali nel deserto”, non sapendo, ad oggi, quanti giovani effettivamente risponderanno al Bando del Servizio Civile. Ci chiediamo, poi, se con altrettanta lungimiranza esista  una strategia di riconversione urbanistica anche delle tante aree escluse da questi interventi e che andranno necessariamente dismesse, cadendo le più a pezzi, specie nelle realtà periferiche e nelle frazioni, le più non considerate né prima né nei nuovi progetti, con ciò accelerando inesorabilmente quel processo di spopolamento già in corso. Un esempio su tutti la piastra n. 3 di Arischia, i cui lavori sono fermi da 3 anni e non è bastato nemmeno un preciso accesso agli atti per capire, dopo anni,  cosa sia successo: insomma, C.A.S.E. di serie A e C.A.S.E. di serie B. E dove invece, i C.A.S.E. rimangono in piedi, si è, invece, pensato, nella gestione de-assistenzializzata di alcune aree, ad un piano per attività pubbliche finalizzato al riuso che sia finanziariamente sostenibile da parte dell’Ente comunale? E chi si accollerà gli oneri manutentivi, anche dei tanti MAP che rimangono fuori da tali opportunità? Vista l’ambizione degli interventi prospettati e alla luce di quanto detto, chissà quanti saranno gli aquilani che,  inascoltate le loro esigenze per anni, dovranno in tutta fretta “lasciar spazio” ai nuovi ospiti nelle strutture migliori e quanti appartamenti, invece, saranno lasciati alla loro residenza nonostante quelle tante riconversioni annunciate e previste ma, almeno per loro,  ancora mai realizzate – concludono i Consiglieri di  “Il Passo Possibile”.

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