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La street parade antifascista dello scorso 25 aprile è stata una delle manifestazioni più belle e importanti degli ultimi anni fatte all’Aquila. Un modo di stare per strada il giorno della Liberazione che ha mostrato una diversa possibilità di vivere il centro cittadino, in maniera non classista e senza paura dell’aggregazione sociale. Una giornata per comprendere che la musica che Meloni vorrebbe illegale unisce e ci permette di lanciare messaggi forti, ricreare un blocco sociale e sconfiggere ogni forma di fascismo qui e ora. “Crediamo sia il momento di una lotta libertaria, socialista, ecologista e femminista in cui dobbiamo ben tener presente che ciò che ci unisce e molto più di ciò che ci divide, perché non possiamo permettere di continuare a farci dividere e indietreggiare ancora sul piano dei diritti, mentre smantellano lo stato sociale e ci vogliono morti se non abbiamo i soldi per contrastare la povertà e curarci. Non possiamo più accettare l’attacco alla sanità pubblica universale ridotta allo stato in cui la secessione dei ricchi è già avvenuta. Non possiamo accettare che l’istruzione pubblica sia ridotta all’ideologia del merito, come se le condizioni di partenza di ognuno e ognuna fossero le stesse.

Non possiamo accettare l’attacco ai poveri tramite l’abolizione del reddito di cittadinanza all’interno di un mercato ultra liberista che instilla ogni momento alla performance e alla competizione e non ci consente di vivere. Non possiamo accettare di non riuscire più a pagare l’affitto mentre centinaia di case, solo nella nostra città, sono vuote in assenza di una qualsiasi politica sull’abitare che comprenda il diritto alla casa. Non possiamo accettare la politica dei Daspo urbani, che non intercettano minimamente le cause del disagio, ma si preoccupano solo di spostarlo un po’ più in là, in periferia, dove se possibile ci son ancora meno servizi e il terreno è pronto per una guerra tra poveri. Non possiamo accettare quella cultura fascista che gioca con la vita degli esseri umani, lasciandoli in mare in balia delle onde, che inibisce le stesse autorità preposte al salvataggio, mentre invia le ONG nei porti più lontani impedendogli di fare più di un salvataggio alla volta. Non possiamo accettare che si continui a lasciare un’intera generazione nella precarietà più totale, con il ricorso a contratti sempre più a termine. Vogliamo subito un salario minimo. Tassiamo i ricchi, i grandi patrimoni, è l’unico modo per avere più risorse per i servizi.
Organizziamoci dal basso, vogliamo uguaglianza, sorellanza e fratellanza. Noi sappiamo che ci sarà un prima e un dopo questa manifestazione, questa street in Provincia. Perché adesso sappiamo sulla nostra pelle che divisi non siamo niente ma che insieme siamo tutto. Con il decreto anti rave il governo, oltre che l’odiosa repressione, ci ha dato anche uno straordinario assist per ricordare quanto importante sia l’arma della musica e in particolare di quella molto aggregante della tekno”, conclude la nota di 3e32casematte.

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