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“Aderisco alla mobilitazione ‘Le vittime non hanno colpa’. Non si può stare in silenzio, quella sentenza è uno schiaffo a chi non c’è più, alle loro famiglie, ma è anche un colpo alla dignità dell’Aquila. Le istituzioni regionale, provinciale e comunale battano un colpo. In appello, la sentenza va radicalmente rivista. Le vittime dovevano uscire, così ha deciso il Tribunale. Sono invece rimaste a casa. È quindi colpa loro, al 30%. Aspiranti suicidi, incauti, superficiali? ‘Comportamento imprudente’ la giudice ha scritto così nell’ atroce verdetto. Ha quindi di fatto accolto le richieste dell’Avvocatura dello Stato che difende i ministeri di infrastrutture e interni nelle cause di risarcimento per le responsabilità di Genio civile e Prefettura sull’edificio crollato. Furono 27 le vittime. C’erano amici e parenti di tanti di noi, che – come loro – restammo a casa. Fiduciosi nella scienza e nella Protezione civile che ci rassicurarono. L’Avvocatura dello Stato ora chiede anche in altri casi la concorsualità delle vittime nella colpa. Insomma, gli aquilani e le aquilane, tutti coloro – studenti e lavoratori – che erano con noi quella tragica notte saremmo stati aspiranti suicidi. Secondo questa tesi, del tutto infondata, saremmo rimasti in casa pur sapendo che quelle case sarebbero potute diventare le tombe per troppi. Le vittime dovevano uscire, e perché mai, se ci avevano detto che potevamo stare a casa e magari berci un bel bicchiere di Montepulciano d’Abruzzo. E poi dove saremmo dovuti andare in 100.000, per quanti giorni? Visto che lo sciame sismico durava da 4 mesi. Sappiamo tutti che qualche mese dopo dalla notte incubo del 6 aprile, furono pubblicate intercettazioni drammatiche dove apprendemmo dalla viva voce del capo della Protezione civile Bertolaso al telefono con la ex assessora regionale alla Protezione civile che venivano mandati gli scienziati per fare una operazione mediatica tesa a rassicurare e ad azzittire chi come Giuliani aveva addirittura annunciato un grosso evento sismico nell’area di Sulmona che fu anche denunciato per procurato allarme. Ma anche per calmare noi amministratori locali che chiedevamo cosa dovessimo fare. Noi che eravamo sul campo alla guida degli enti locali in quei giorni terribili, ricordiamo la paura e la preoccupazione delle persone, e la ricerca di aiuto alla Protezione civile regionale che interpellò la Protezione civile nazionale. Arrivò la Commissione grandi rischi e sappiamo cosa accadde. Il processo alla Commissione si concluse con una sola condanna, quella del vice di Bertolaso, per aver comunicato in maniera sbagliata l’esito della riunione. Lo stato ha riconosciuto l’errore, ma poi ha assolto gli scienziati perché il terremoto non può essere previsto. Ma se non possono prevederlo gli scienziati, perché avrebbero dovuto prevederlo dei normali cittadini, degli studenti, dei genitori? E poi come ha giustamente ricordato il geologo Tozzi su Rai 3 che da anni insegnano alle persone ed ai ragazzi che in caso di terremoti bisogna proteggersi in casa e non uscire. Aggiungendo Questa sentenza non ha alcun fondamento scientifico. Mi auguro che in appello, la sentenza venga rivista. Perché quando lo stato assolve lo stato, magari per risparmiare un po’ di soldi di risarcimento, la democrazia perde credibilità. Lo Stato purtroppo ancora non chiede scusa a quelle famiglie e L’Aquila non si merita questo schiaffo”.

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