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“La Giunta sempre piu’ lenta prevede di vaccinare 1 milione di persone entro il 30 giugno, ma non dice come, quando e dove. Urge organizzarsi, usando fondi e personale sanitario assunto per il covid. Aver messo le Asl in gara sullo screening della popolazione e’ utile ad avere una fotografia temporanea della situazione dei contagi, ma serve a poco se non si e’ in grado di occuparsi di tracciamento dei dati, cura dei casi e di impostare una strategia di vaccinazione ampia e tempestiva”, lamentano i consiglieri Pd Silvio Paolucci e Antonio Blasioli che annunciano iniziative per avere risposte dall’esecutivo. I dati sono il primo problema. “Oggi in Abruzzo ci sono quasi 11.000 persone entrate in contatto col virus e in isolamento fiduciario, ma non conosciamo l’articolazione delle cure sul territorio – lamentano i consiglieri – le strutture ospedaliere sono di nuovo sature, ma questo non risulta dai dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che usa statistiche trasmesse dalle Regioni al Ministero e che solo due giorni fa riferiva di un tasso di occupazione dei posti letto di area non critica (pneumologia, infettivi, medicina), pari solo al 33%. Questo mentre la situazione dell’area metropolitana peggiorava al punto da portare il presidente Marsilio prima a chiudere le scuole, poi a firmare l’ordinanza di ieri che ha istituito nel perimetro Pescara, Montesilvano, Francavilla e Spoltore e in provincia di Chieti una zona arancione anomala con bar e ristoranti aperti, ma con divieto di assembramento. Presa d’atto anche tardiva, visto che da giorni i giornali parlavano della saturazione dei posti letto a Pescara e Chieti e che le analisi elaborate dal ricercatore Riccardo Persio assegnavano a Pescara uno dei peggiori rapporti casi/popolazione d’Italia. Piu’ certezze – aggiungono – ci sarebbero se solo conoscessimo la situazione in cui operano le USCA che hanno l’obbligo, ai sensi dell’art.1 comma 6 del D.L. 34/2020 di trasmettere alla Regione una rendicontazione trimestrale delle loro attivita’: chiederemo di conoscerle non per metterle sotto accusa, ma per sostenerle. Fondi interamente statali avrebbero infatti dovuto consentire di assoldare 8 infermieri di comunita’ ogni 50.000 abitanti, cosi’ oggi in Abruzzo dovrebbero essere circa 210 gli operatori a servizio dei territori, per potenziare l’assistenza ai fragili e cure domiciliari. Stesso discorso vale per la figura dell’assistente sociale, dovrebbero essercene 1 ogni 2 Usca e degli specialisti ambulatoriali per i quali sono previste ore assistenziali e risorse aggiuntive. In ultimo, sono stati potenziati i dipartimenti di prevenzione che si occupano di tracciamento come richiesto dallo stesso D.L.34/2020? Piano Vaccinazione. Molte regioni sono pronte, in Abruzzo, a parte gli annunci non si sa a che punto siamo.  La regione conta oltre 100.000 ultraottantenni da vaccinare entro il 30 giugno e per due volte (con il richiamo): qual e’ l’esercito dei vaccinatori? E dove si vaccineranno? Ci sono corsie per i disabili e modalita’ domiciliari? Poi: se a ogni centro occorrono almeno 10 persone per vaccinare tra 100 e 150 cittadini, quanti centri servono e qual e’ la tempistica? Ma soprattutto – osservano i due consiglieri – quanto personale e’ stato assunto a tal fine con le risorse messe a disposizione dal governo?

La proposta: occorrera’ dedicare per 4 mesi il 2% dei dipendenti del Servizio sanitario per vaccinare il 70% delle persone, per farlo basterebbe impiegare una parte del personale assunto per il Covid con le risorse trasferite dal governo nazionale, lasciando tutti gli altri a mansioni ordinarie. La piattaforma regionale informatica per le manifestazioni di interesse, ferme alle 48.504 richieste del 21 gennaio scorso, e’ inutile se non supportata da elementi di dettaglio. A nostro parere e guardando l’organizzazione di altre regioni, i cittadini devono ricevere per lettera, email, whatsapp un invito diretto da parte del sistema sanitario a essere vaccinati con l’indicazione di giorno, ora e luogo. Caos al posto di certezze su situazione e personale. Senza un quadro chiaro della situazione e personale numeroso per affrontarla, sara’ sempre piu’ arduo trattare l’emergenza e impostare il piano vaccinale di cui tanto si parla, ma che a campagna iniziata resta ancora un mistero – avvertono Blasioli e Paolucci. Infatti dai territori affiorano sempre maggiori disagi, un malessere che resta pero’ silenzioso, perche’ legato al radicamento del contagio nelle diverse aree, che si manifesta solo se varca le mura domestiche e passa a quelle ospedaliere. Non e’ pensabile di procedere a vista e con il consueto ritardo che ci ha accompagnato in tutte le azioni sanitarie, perche’ attraverso i vaccini si punta a ottenere un effetto fondamentale, l’immunità della popolazione. E solo allora potremo parlare di ripresa”.

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