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SULMONA – Dopo un anno arriva l’ok dei magistrati per i funerali di Giuseppe Colabrese, 27 enne sulmonese, rinvenuto cadavere il 9 ottobre 2015 in un bosco dello spezzino, precisamente a Romito Magro. A giorni sarà riconsegnato il corpo ai famigliari che sono ancora in cerca della verità sulla fine di Giuseppe. La decisione del Tribunale fa seguito all’incidente probatorio che ha accolto la relazione del medico legale Francesco Ventura. Il 27 enne di Sulmona è morto in seguito a un colpo violento al cranio, arrivato con molta probabilità dall’alto verso il basso. Potrebbe essere stato colpito da una mazza o da un altro oggetto alla nuca. L’incidente probatorio di fatto ha escluso la caduta accidentale e ha confermato la tesi dell’omicidio. Il caso Colabrese finì agli onori della cronaca il 31 agosto 2015, all’indomani della denuncia di scomparsa presentata dai genitori ai Carabinieri della stazione di Sulmona. Il giovane era partito alla volta della Liguria nei primi giorni di agosto per trascorrere un periodo di vacanza. La famiglia decise di ricorrere all’aiuto dei militari dopo numerose chiamate sul telefono di Giuseppe, dal quale non arrivò mai nessuna risposta. Poi la crescente preoccupazione fino al ritrovamento di un cadavere nel bosco di Romito Magra da parte di alcuni cacciatori. Furono giorni di angoscia per un’intera comunità. I genitori riconobbero le scarpe rimaste ai piedi del cadavere, praticamente analoghe a quelle che indossava Colabrese. Il 21 ottobre ci fu la triste ufficialità grazie all’esame del Dna. Quel cadavere era del 27 enne di Sulmona. Il 29 ottobre i periti stabilirono che il povero Colabrese è stato ucciso con un violento colpo alla testa. La Procura della Repubblica di La Spezia aprì un fascicolo contro ignoti per omicidio volontario. Nel registro degli indagati è stato iscritto l’amico Francesco, sempre di Sulmona. Prima per spaccio di stupefacenti dopo che prese piede la pista del presunto traffico di droga. Poi per omicidio volontario dal momento che gli esperti nominati dalla Procura fissarano la data della morte del 27 enne fra il primo e il dieci agosto. In un primo momento il giovane aveva riferito alla famiglia Colabrese di aver accompagnato Giuseppe il 4 agosto presso la stazione di Genova per il viaggio del ritorno. Diversa la versione fornita in seguito ai Carabinieri. Il colpo di scena arrivò con gli esami sulle tracce di sangue, eseguite sui resti di Colabrese, che avrebbero fatto spuntare addirittura l’ipotesi di una terza persona. Una vicenda con diversi lati oscuri che ha davvero dell’incredibile.

Andrea D’Aurelio

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