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«Servono reti di contenimento e, più in generale, ogni utile strumento di protezione, sull’autostrada Roma-L’Aquila per impedire lo sconfinamento e l’attraversamento dell’arteria stradale da parte di orsi o altri animali di grossa stazza che mettono a repentaglio oltre che se stessi anche gli automobilisti».

A dirlo è l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, presidente del partito «Libertà, Giustizia, Repubblica».

«Abbiamo un dovere nei confronti della Natura e della fauna selvatica. Non possiamo permettere che la presenza dell’uomo si trasformi in una minaccia mortale per gli animali. Animali che, è bene ricordare, – spiega Tirelli – rispondono agli istinti di sopravvivenza e di autodifesa e che non vanno catalogati secondo fattispecie quali “buono o cattivo” o “pericoloso o pacifico” che sono proprie solo della nostra organizzazione sociale». Quanto accaduto in Trentino è, sotto questo aspetto, assolutamente esemplificativo: stiamo assistendo a un processo di colpevolizzazione di un animale secondo i codici comportamentali dell’essere umano. Un orso non è un assassino. Un orso è semplicemente un animale selvatico che reagisce secondo il proprio primordiale impulso a una minaccia vera o presunta che si materializza nel suo campo visivo. L’orso “Jj4”, di cui da più parti si invoca l’abbattimento, non è un imputato e non può essere destinatario di una sentenza di colpevolezza come se si stesse celebrando un processo. Nei boschi del Trentino si è certamente consumata una tragedia con l’uccisione di un giovane, ma questo non vuol dire che bisogna applicare la legge del taglione. È un modo preistorico di ragionare e di comportarsi. Bisogna trovare certamente un punto di equilibrio tra sicurezza e difesa della fauna. In Abruzzo ho raccolto diverse segnalazioni di orsi di piccole e medie dimensioni che si sono avventurati nei centri abitati, negli ultimi giorni. E uno in particolare, nella zona di Moscufo, è arrivato a pochi metri dall’ingresso di una villa. Ma non per questo possiamo permettere che, sull’onda emotiva dei fatti del Trentino, si spari a vista su questi esemplari. Si può consentire l’uso delle armi in caso di estremo pericolo ma non si può fare della montagna un poligono. Piuttosto, bisogna consentire il rilascio del porto d’armi da caccia con iter più snelli e veloci a coloro che abitano in luoghi isolati o potenzialmente a rischio. Ma il ricorso alle armi da fuoco deve essere consentito solo nelle vicinanze della propria abitazione o in auto in caso di evidente pericolosità. La caccia all’orso è una pratica che può essere consentita, entro rigidissimi perimetri, solo alle forze dell’ordine con una chiara motivazione», coclude Tirelli.

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