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Con la Delibera 76 del 16 febbraio scorso la Giunta regionale della Regione Abruzzo ha soppresso l’ufficio Emigrazione dell’Ente. Un ufficio molto importante oltre che indispensabile. Le competenze sono trasferite dal settore Lavoro e Sociale al Turismo anche se ancora non è ben chiaro chi avrà l’importante ruolo previsto dalla norma regionale per rispondere alle tante istanze degli oltre 1,3 milioni di abruzzesi nel mondo. A denunciare la grave novità è Pierluigi Spiezia, componente l’Osservatorio Emigrazione dell’Abruzzo in rappresentanza della Fnsi-Sga e in passato addetto stampa e portavoce della Presidenza Cram (Consiglio regionale abruzzesi nel mondo), la consulta che rappresenta le centinaia di associazioni iscritte all’Albo regionale, in 23 nazioni e in tutti e cinque i continenti. Il giornalista che da decenni si occupa dei problemi di emigrati e immigrati afferma: “La parola Emigrazione è, dunque, scomparsa dall’organigramma della Regione Abruzzo. Rimane solo il Cram e, di fatto, è scomparso pure lo stesso Osservatorio in cui siedo, che il governatore Marco Marsilio, presidente anche di Cram e Osservatorio, non convoca dalla fine del 2019. L’ufficio soppresso ha il compito di mantenere vivo il rapporto con le Comunità all’estero, di sviluppare iniziative di solidarietà nei confronti degli emigrati indigenti, di valorizzare il ruolo degli organismi associativi. E soprattutto il Cram è la Consulta che indirizza la Regione verso azioni tese a mantenere stretti i legami degli emigrati abruzzesi con la regione. Non si capisce a chi si dovranno rivolgere. La comunità dei corregionali fuori regione ora a chi dovrà indirizzare le proprie osservazioni e i bisogni rilevati nei Paesi fuori dall’Abruzzo? Senza l’ufficio Emigrazione sembra ci si dovrà rivolgere solo ed esclusivamente al Turismo. Ma i problemi che hanno gli abruzzesi emigrati non sono di tipo turistico, piuttosto di tipo burocratico, sociale o sanitario: a chi si dovranno rivolgere? Mentre in tutta Italia si parla di Turismo delle radici viene cancellato persino il nome Emigrazione. Come dire, l’emigrazione non è più un nostro problema, me è solo una declinazione particolare del modo di intendere il Turismo”.

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