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PESCARA – Dal carcere passa ai domiciliari. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pescara ha allentato la misura cautelare a L.P., 30 enne sulmonese, finito sotto inchiesta per la rapina al corriere della droga posta in essere lo scorso 24 giugno a Bussi sul Tirino. La sostituzione della misura, dalla custodia cautelare in carcere agli arresti domiciliari, avviene quasi in concomitanza con il rintraccio del latitante sulmonese, tratto in arresto lo scorso giovedì. Stando alle indiscrezioni il possibile legame giudiziario si fa sempre più solido. Nelle scorse settimane era stato scarcerato e posto ai domiciliari un altro dei tre sulmonesi arrestati. Le accuse a carico di M.B, L.P. e F.D.I sono traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, rapina, falsità materiale( per aver camuffato la targa dell’autovettura), e intralcio alla giustizia. Stando alla ricostruzione della vicenda tutto sarebbe partito dal pedinamento di una Opel Corsa, condotta da uno dei tre giovani di Sulmona, all’interno della quale viaggiava anche M.B, destinatario di provvedimento stragiudiziale. All’altezza di Popoli, con un nastro adesivo, i tre avrebbero fermato la vettura per “camuffare” la targa, per depistare le tracce. Poi a Bussi, nei pressi dell’edificio scolastico, sarebbe dovuto avvenire lo scambio con il corriere di Guidonia. Nella busta bianca che serviva per pagare il carico di droga non c’erano contanti nè soldi veri ma solo carta straccia. Per cui il corriere sarebbe stato costretto ad accertare lo scambio scellerato. Presa la borsa con 16 kg di hashish, i tre sulmonesi sono stati fermati dalle Fiamme Gialle. La scena da film è cominciata proprio in quel momento, conclusasi con l’arresto rocambolesco poichè l’auto dei finanzieri è stata speronata. “Non scendete. Ci sono le pistole”-urlano i residenti dal balcone. In realtà si tratta di una pistola scacciacani, anch’essa recuperata assieme ai 20 grammi di hashish e al bilancino trovati successivamente nel corso della perquisizione domiciliare. Le misure cautelari, tuttora in essere, scattarono poiché secondo il Tribunale “è ravvisabile il versante di pericolosità sociale desumibile oggettivamente, dalla estrema gravità del fatto e soggettivamente, dalla personalità degli indagati che per il cospicuo quantitativo di droga di certo si sono assicurati nel mercato dello spaccio un ruolo ben definito, dando prova nel tempo di affidabilità, soprattutto ai canali di approvvigionamento ai quali potrebbero attingere”. L’operazione aveva scosso il piccolo centro di Bussi come dimostrano le immagini successive della cattura, pubblicate da questa testata. L’intera inchiesta potrebbe aver agevolato le operazioni di rintraccio del latitante.

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