banner
banner

SULMONA – E’ arrivato il via libera dalla Asl per l’assunzione di un nuovo medico per la rianimazione “bloccata” dal Covid, ovvero utilizzata in gran parte per l’emergenza pandemica in atto con tutte le conseguenze del caso per i pazienti negativi al virus che necessitano di terapia intensiva. La deliberazione è quella firmata l’altro giorno dal Direttore Generale, Roberto Testa, attraverso la quale si procede all’assunzione con rapporto di lavoro a tempo determinato e orario ridotto della dottoressa Roberta Chiavari, presso l’unità operativa complessa di Anestesia e Rianimazione Medicina del Dolore e Cure Palliative dei presidi ospedalieri di Sulmona e Castel Di Sangro. La sottoscrizione del contratto è arrivata al termine di una lunga trafila procedurale che ha visto la Asl bandire un avviso pubblico per la ricerca di dirigenti medici per questa specifica disciplina. Sono quindi arrivate tre istanze, vagliate dalla commissione che ha proceduto alle assunzioni nelle rispettive strutture ospedaliere. La rianimazione sulmonese è ancora al servizio dell’emergenza da Covid-19 e i disagi non cessano per gli utenti che non sono affetti da Coronavirus che pure hanno bisogno della terapia intensiva. Nelle scorse settimane una 70 enne di Sulmona è stata trasportata all’Aquila per una emorragia cerebrale mentre nei giorni scorsi un’altra paziente, dopo aver subito un intervento, è stata portata all’ospedale di Popoli, quindi in altra Asl, per l’osservazione e la stabilizzazione. Un presidio senza rianimazione non può continuare ad andare avanti continuano a sottolineare addetti ai lavori ma anche sindacati, come la Cisl, che recentemente è tornato sull’argomento. La Asl, interpellata sul caso, ha risposto al Tribunale della sanità ricordando che in rianimazione è presente un solo posto letto a pressione negativa come pure esiste un programma ben preciso e condiviso con le direzioni sanitarie del presidio ospedaliero che divide la terza ondata, se dovesse verificarsi, in quattro aree. Fatto sta che, fermo restando che i pazienti Covid hanno pari dignità per cui le cure vanno erogate a tutti, tale situazione deve risolversi per evitare imbarazzo e disagi all’utenza no Covid.

Andrea D’Aurelio

Lascia un commento