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SULMONA – “La pediatra non si tocca”. Nella nostra rubrica “Raccontalo al Mister” arriva la versione di un altro gruppo di genitori che difende l’operato della pediatria di libera in scelta in riferimento alla vicenda della scorsa settimana, ovvero degli assembramenti nell’ambulatorio del distretto sanitario. Circa dodici bambini si sono ritrovati nella sala d’attesa proprio nel periodo di emergenza sanitaria dove si raccomanda di gestire i flussi per il contenimento del contagio. Ma un gruppo di famiglie, si presume estranee all’episodio in questione, si rivolge alla nostra emittente per rimarcare la corretta gestione delle procedure in ambulatorio, posizione questa che spetterebbe all’azienda sanitaria. Ma l’informazione corretta, oltre a dare la notizia e a rappresentare un problema reale e non campato in aria, come nel caso di specie, non viene meno alla pluralità delle vedute. “All’ingresso del distretto sanitario è presente un impiegato che oltre a smistare le utenze per le varie prestazioni, prima di far salire ai piani dove sono ubicati uffici e studi medici fa misurare la temperatura”- ricordano le famiglie- “poi si accerta che in sala di attesa non ci siano altre persone o un numero maggiore consentito. Al piano c’è sempre un’infermiera che tra gli altri compiti si accerta anche che non si creino assembramenti in sala di attesa. La pediatra è molto attenta e precisa al rispetto delle regole soprattutto in questo periodo pandemico. Infatti visita i piccoli pazienti previo appuntamento concordato con i genitori proprio per evitare accavallamenti di visite e assembramenti. Sempre molto disponibile in qualsiasi momento e in qualsiasi giorno festività comprese. Se capita, perché può capitare a tutti un contrattempo, avvisa per telefono. Sicuramente l’accaduto dell’altro giorno non è da ricondurre alla pediatra ma a chi ha permesso a tutti i genitori di salire in sala d’attesa e sostare tutti insieme”. Va ricordato, per amore della verità, che la contestazione delle famiglie incappate negli assembramenti era quella della contraddizione delle disposizioni Asl. L’azienda infatti, al momento del parto, non permette di accedere nel reparto ospedaliero se non per soli venti minuti al giorno proprio per il contenimento del contagio. Per questo a molti è parso strano l’episodio dell’altro giorno, una contraddizione in termini di misure rigide e precise, sulla quale è stata chiesta comunque una verifica da parte del Tribunale della sanità.

Andrea D’Aurelio

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