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SULMONA – Hanno risposto entrambi al Gip Daniele Sodani S.D.L. e N.S., entrambi arrestati nei giorni scorsi dalla Squadra Anticrimine del Commissariato di via Sallustio, coordinata dall’ispettore superiore Daniele L’Erario, per tentato omicidio con l’aggravante razzista dopo il blitz all’ex centro di accoglienza dei richiedenti asilo in corso Ovidio. Nell’interrogatorio di garanzia, davanti al giudice Daniele Sodani, entrambi hanno reso le dichiarazioni. Il sulmonese S.D.L., difeso dall’avvocato Alberto Paolini, ha dichiarato che era entrato nel centro solo e soltanto per chiarire alcune vicende che hanno visto protagonisti i richiedenti asilo. Ha detto anche di essere amico di Alì, l’ex responsabile e quindi non affatto razzista e di non aver portato con sé alcuna pistola. L’amico, il senza tetto della toscana, si sarebbe accodato in un secondo momento. Secondo S.D.L. i due non stavano insieme. Un particolare che non è emerso però nel racconto di N.S, difeso dall’avvocato Simona Fusco. Il sulmonese di adozione ha però spiegato di essere stato colpito a un occhio e quindi di aver reagito con un coltello di piccole dimensioni, ferendo un 23 enne del Gambia. “E’ stata più una legittima difesa che un attacco”- interviene l’avvocato Fusco- rimarcando che il suo assistito ha contestato l’aggravante dell’odio razziale. Un particolare che mette d’accordo i due arrestati tant’è che l’avvocato Paolini per S.D.L. ha chiesto l’istanza di scarcerazione e l’applicazione di una misura cautelare meno afflittiva. “Alcune frasi scritte su facebook sono dettate più dalla rabbia ma non si può parlare di odio razziale”- aggiunge Paolini. Entrambi restano in carcere in attesa di conoscere la decisione del giudice che si è riservato di sciogliere la riserva nella giornata di domani. Si resta quindi con il fiato sospeso.
Andrea D’Aurelio

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