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Domani, 10 febbraio, sarà l’ultimo giorno della stagione venatoria 2020/2021: lo ricorda, con una nota, il Wwf sottolineando che la Regione Abruzzo, “dopo aver esteso di un mese la caccia al Cinghiale, con ulteriore proroga ha scelto di far sparare al Colombaccio anche nella prima decade di febbraio. La pandemia ha confermato quanto sia forte l’influenza del mondo venatorio sulla politica. In Abruzzo, come in altre regioni, sono state emanate ordinanze per permettere anche durante le fasi di lockdown lo spostamento dei cacciatori oltre i confini comunali”. Questi provvedimenti, ricorda il Wwf, “in contrasto con i Dpcm emanati per arginare l’emergenza sanitaria, hanno creato vere e proprie disparità di trattamento tra i ‘normali’ cittadini, costretti a rimanere a casa, e i cacciatori, liberi di muoversi mettendo a rischio la salute di tutti”. L’Abruzzo e le altre regioni, fa notare il Wwf, “di fatto hanno aggirato le restrizioni in vigore con l’infondata motivazione di uno ‘stato di necessitaÌ€ per conseguire l’equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture e il potenziale pericolo per la pubblica incolumità‘, dimenticando che la caccia è un’attività ludica”. “La strumentalità di questi atti – prosegue il Wwf – è stata resa ancor più evidente dal fatto che si è autorizzato l’esercizio della caccia anche a uccelli migratori o acquatici che certo non determinano danni o pericoli per l’incolumità pubblica. Con la stessa motivazione è stata autorizzata la caccia ai cinghiali in braccata: modalità che, oltre a rendere impossibile il rispetto delle norme anti-Covid, ha effetti deleteri sul controllo della specie, come ribadito dall’ISPRA in un parere sulla proroga al calendario venatorio della Regione Abruzzo”. “Unico elemento positivo – conclude il Wwf – l’approvazione, dopo anni di colpevole ritardo, del Piano Faunistico Venatorio regionale: che ha tuttavia enormi limiti perché tutto spostato sugli interessi del mondo venatorio”. Il Wwf Abruzzo ha quindi condotto una “campagna per ricordare che i cittadini possono veder riconosciuto il diritto a vietare la caccia sul proprio terreno. Purtroppo la Regione ha risposto, ai tanti che hanno fatto richiesta per esercitare tale diritto, di recintare o costruire muri lungo tutto il perimetro della proprietà, con evidente esborso di ingenti capitali. La Regione ha citato erroneamente un articolo della legge sui cosiddetti ‘fondi chiusi’, ma i cittadini hanno il diritto di vietare la caccia in base all’art. 15, commi 3 e 5, L. 157/92, che in occasione dell’approvazione di un nuovo Piano Faunistico Venatorio prevede si possa ottenere la chiusura dei propri fondi alla caccia con la sola apposizione di tabelle, senza altri costi o oneri. L’associazione ricorda infine gli incidenti di caccia in Abruzzo: a Montebello di Bertona (Pescara) un uomo, uscendo di casa, è stato ferito a una gamba da un colpo di fucile sparato da un cacciatore a circa 200-250 metri di distanza; un cacciatore di Tornimparte (L’Aquila) è stato ferito durante una battuta al cinghiale; un cacciatore di Cappelle sul Tavo (Pescara) che si è ucciso inciampando nel proprio fucile; un incidente mortale ha coinvolto un cercatore di tartufi di Gessopalena (Chieti), raggiunto da un colpo sparato da cacciatori che partecipavano a una battuta al cinghiale.

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