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SULMONA – Il giorno della resa dei conti è arrivato. Nell’assemblea dei soci, convocata per il pomeriggio di oggi, i sindaci saranno chiamati ad approvare e discutere il documento contabile della società partecipata che chiude con un utile di 37 mila euro, al lordo dell’ammortamento. Non un voto qualsiasi dal momento che c’è in ballo la tenuta del consiglio di amministrazione. D’altronde già dallo scorso 28 settembre si parlava di possibile blitz con il tentativo di tornare ad un amministratore unico, visti gli indirizzi della Corte dei Conti o alla sostituzione in toto del Cda che scade formalmente ad aprire. Lo scontro tra i sindaci non è rientrato alla vigilia dell’assemblea. In cambio del voto favorevole al bilancio, necessario per la tenuta economica della società pubblica, qualcuno aveva chiesto le dimissioni del Cda che non arriveranno. La posizione più imbarazzante è quella di Sulmona che detiene 200 quote su 1200. Anche il capoluogo peligno rientrerebbe nel novero dei comuni disposti a dire sì al documento contabile a patto di un immediato cambio della governance. Ma se è vero che le dimissioni spontanee non arriveranno, il Comune a quel punto è chiamato a scrollarsi di dosso la cappa della neutralità e del silenzio, la stessa che si è percepita recentemente in ordine alla possibile costituzione di parte civile nel processo per i miasmi. D’altronde, come qualche sindaco di un comune vicino ha fatto sapere, dovrebbe essere l’ente maggioritario a mettere sul tavolo la proposta di sfiducia, qualora sia necessaria. Arriva quindi il giorno della verità e del parlare chiaro anche se qualcuno deve pur spiegare per quali ragioni si spinge per la destituzione dell’attuale Cda, peraltro a soli cinque mesi dalla scadenza naturale. Una mossa che ha creato fibrillazioni ma nessuno finora ha reso noti i motivi posti alla base di questa richiesta. Un vulnus che va rilevato. Spiegazioni vanno date ai cittadini, agli addetti ai lavori e non solo.

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