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PRATOLA PELIGNA – Un anno e quattro mesi di reclusione più il pagamento delle ulteriori spese processuali. È questa la pena che la Corte d’Appello dell’Aquila ha inflitto ad un 44 enne di Sulmona, finito alla sbarra per aver ferito l’ex compagna con un coltello al termine di una lite. I giudici aquilani hanno escluso l’aggravante contestata dei futili motivi e hanno parzialmente riformato la sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale di Sulmona, attraverso la quale il 44 enne era stato condannato alla pena di 20 mesi di reclusione. Tuttavia il suo avvocato, Alberto Paolini, ha impugnato la sentenza di secondo grado in Cassazione. Si attende la fissazione dell’udienza. I fatti, avvenuti a Pratola Peligna, risalgono al 9 settembre del 2016 quando il sulmonese, secondo l’accusa, avrebbe colpito con calci e pugni e su tutto il corpo la compagna, attingendola volontariamente con un coltello da cucina al fianco, cagionandole fatture multiple e una ferita superficiale. Le lesioni, refertate presso il locale pronto soccorso, sono state giudicate guaribili con una prognosi di otto giorni. Con l’aggravante, caduta in appello, di aver commesso il fatto per futili motivi. Diversa la tesi difensiva secondo la quale la donna non sarebbe stata volontariamente ferita al fianco ma i due, come emerso in una fase dei processi, si sarebbero picchiati reciprocamente perché agitati. “Stavamo a litigare e mi sono tagliata” avrebbe riferito la donna. Circostanza generica, secondo il legale, che non prova che la vittima sia stata effettivamente ferita dal coltello utilizzato dal 44 enne, fermo restando la sussistenza dell’aggressione. Per questo la sentenza è stata impugnata e l’imputato si gioca l’ultima carta della Cassazione.

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