SULMONA (foto 2016) – Erano finiti sotto processo, a vario titolo, per violazione di domicilio, minaccia ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Ma tre rivenditori del dolce più celebre di Sulmona ( un rivenditore e due collaboratori, ndr) sono stati assolti nella giornata di ieri dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, perchè il fatto non sussiste. Una sentenza che addolcisce quei “confetti amari” che erano andati di traverso alle famiglie coinvolte nella vicenda giudiziaria. I fatti risalgono al 17 dicembre 2016 quando, nel giorno dell’inaugurazione del negozio di confetti, scaturì una lite familiare alla quale in pieno centro assistettero alcuni passanti lungo corso Ovidio. A placare gli animi fu necessario l’intervento sul posto della Polizia. Secondo l’imputazione, nel corso dell’inaugurazione del locale che aveva sede in corso Ovidio, i tre si sarebbero introdotti all’interno dell’esercizio commerciale, ancora chiuso al pubblico e avrebbero aggredito la persone offesa, cognata di una degli imputati, con schiaffi, calci e pugni, procurandole lesioni guaribili in cinque giorni. Sempre secondo l’accusa al fine di esercitare un proprio diritto sui complementi d’arredo, collocati all’interno del negozio e potendo ricorrere al giudice, si sarebbero fatti giustizia da soli, usando violenza nei confronti della titolare dell’esercizio. I tre imputati, assistiti nel procedimento dagli avvocati Christian Rucci e Maurizia Sciuba, sono usciti assolti per insufficienza delle risultanze probatorie, ovvero perché il fatto non sussiste. Tutte le accuse non hanno trovato riscontro nelle prove emerse all’esito dell’attività dibattimentale, nemmeno la minaccia grave che veniva contestata alla congiunta imputata. “Il processo, terminato con un dispositivo di assoluzione (dovranno essere depositate le motivazioni) ha comunque permesso di accertare la veridicità della condotta tenuta che è emersa chiaramente e che ha visto l’imputata e gli altri attraversare il corso di Sulmona per recarsi presso il negozio del fratello, nel giorno della sua inaugurazione, non certo per dare in bocca al lupo ma per fare quanto descritto nel capo d’imputazione. Condotta che se penalmente non rilevante ( si attende il giudizio in appello), certamente deve e può ritenersi on galante e in quanto tale deve essere stigmatizzata”- commenta la parte civile. Secondo gli imputati “è stato montato un caso pieno di bugie e falsità, volto a infangare il nome e la reputazione di persone per bene. Ringraziamo tutti coloro che non hanno mai dubitato della nostra onestà e correttezza, incoraggiandoci durante tutti questi anni di lunga attesa che sono stati necessari affinchè la verità finalmente emergesse”.