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SULMONA – Una piccola grande luce di fronte al buio di una diagnosi pesante e improvvisa. La storia di una donna che dalla dialisi ha dovuto lottare contro il cancro incrocia la buona sanità, quella che spesso resta nascosta, dietro le quinte dei reparti ospedalieri. Da Sulmona, dove la sanità lotta con carenza di risorse umane e strumenti a disposizione, arriva la testimonianza e il grazie di un figlio, che ha visto la propria madre combattere prima con i problemi ai reni e con la conseguente dialisi – da fare a vita – e, poco dopo, con un cancro al polmone. Un’accoppiata che rischiava di buttare giù anche i più ottimisti ma non lei, la madre di Federico Pavone, il quale oggi vuole dire grazie al dottor Paolo Cerasoli, responsabile dell’unità operativa di nefrologia del locale nosocomio, che è stato sempre presente e disponibile per un consiglio, una parola da spendere, qualsiasi esigenza. “Vorrei dire grazie pubblicamente il Dottor Paolo Cerasoli, primario di Nefrologia all’ospedale di Sulmona. Lo ringrazio per l’umanità, la competenza e la solidarietà messe in campo per curare una donna.
Una donna che era in dialisi e che ha scoperto di avere un tumore ad un polmone. Il dottor Cerasoli ci ha indirizzato e guidato attraverso tutta una serie di scelte e decisioni da compiere per affrontare e sconfiggere la malattia. È grazie a lui che mia madre, oggi, sta bene e, continuando la dialisi, cerca di vivere una vita normale. Il dottor Cerasoli ci è sempre stato vicino, senza mai negarci la sua disponibilità e il suo aiuto”. È proprio vero che sono i sanitari a fare l’ospedale. A fare la differenza

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