banner
banner

Sono trascorsi 24  anni da quel maledetto 20 agosto 1997, quando nel bosco di Mandra Castrata, oltrepassato Passo San Leonardo, sul Morrone, si consumò la tragedia che costò la vita a due turiste venete, originarie del Padovano, Diana Olivetti e Tamara Gobbo, barbaramente uccise dal pastore macedone Halivebi Hasani. Il tragico evento ebbe grande eco mediatica. Le tre ragazze, tra le quali l’unica superstite Silvia Olivetti, sorella di Diana, furono aggredite dopo aver chiesto indicazioni sul sentiero da seguire per arrivare in cima al Morrone. Il macedone, dopo averle accompagnate con fare cortese all’ingresso del bosco di Mandra Castrata, estrasse la pistola e sparò due colpi su Silvia Olivetti e Tamara Gobbo. Pensando di averle uccise, aggredì Diana tentando di violentarla, poi esplodere un ultimo colpo al cuore della giovane. Le indagini si risolsero in poche ore proprio grazie alla testimonianza di Silvia, sopravvissuta al massacro solamente dopo essersi finta morta durante l’accaduto e scendendo trafelata a valle, fino a raggiungere la frazione delle Marane, raccontando della tragedia appena avvenuta. Halivebi Hasani, conosciuto dalla comunità locale come Alì, non tentò di nascondersi né di eliminare le prove che lo inchioderanno poi definitivamente. Silvia Olivetti riuscì a dare l’allarme e a descrivere minuziosamente gli accadimenti alle autorità, riempiendo dieci cartelle di verbale e identificando il colpevole tra le foto segnaletiche di altri sette pastori. Hasani confessò circa 24 ore dopo, il 21 agosto, dopo l’ultima perlustrazione presso lo stazzo indipendente in località Campotosto, dove viveva in estrema solitudine. Oggi una lapide ed una croce, sul luogo dell’eccidio, ricordano le vittime. Sulla tragedia e sulle vicende giudiziarie che ne sono seguite ha pubblicato un interessante libro-inchiesta la giornalista Maria Trozzi.  Eventi come questi non si dimenticano.(Red)

Lascia un commento