banner
banner

SULMONA – Cinque sentenze di proscioglimento per intervenuta prescrizione e due rinvii a giudizio. E’ questo l’esito dell’udienza preliminare, che si è chiusa dopo ben otto anni, sulla vicenda giudiziaria della cosiddetta “droga parlata”. Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco, ha dichiarato la prescrizione per tutti gli imputati, riqualificando il reato nell’alveo della lieve entità e solo per due di loro, S.U.R. e F.E., in riferimento ad una contestazione, ha emesso il decreto di rinvio a giudizio. L’inchiesta denominata “Kanun” risale 2015 con l’arresto, a Popoli, di un italiano noto alle forze dell’ordine per spaccio di eroina. Da quel momento, per circa un anno e mezzo, erano state eseguite numerose intercettazioni sia ambientali che telefoniche, oltre ad appostamenti e pedinamenti, che avevano consentito di ricostruire come tra Pratola Peligna e Popoli fosse presente una vera organizzazione criminale che al suo vertice aveva tre albanesi e un kosovaro, due dei quali cugini, che operavano in modo orizzontale. Ognuno agiva in autonomia in una precisa zona di competenza e tra di loro non si incontravano mai, ma comunicavano solo tramite passaparola, ma in stretta collaborazione. L’approvvigionamento della droga avveniva da Roma, Milano, Pescara e dalle Marche, da un lato per spuntare prezzi concorrenziali e dall’altro per non restare mai a secco con i rifornimenti. L’indagine aveva quindi portato al sequestro in totale di un chilo e 330 grammi di droga, materiale per il confezionamento delle sostanze e 9mila euro in contanti, ma anche di una pistola, dei grimaldelli e delle manette. Dodici persone furono raggiunte da misure cautelari, di cui cinque finite in carcere, tre agli arresti domiciliari e quattro sottoposte all’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. E ancora: ventisette indagati e diciotto perquisizioni domiciliari. Davanti al Gup di Sulmona sono finite cinque persone, difese rispettivamente dagli avvocati Gaetana Di Ianni, Stefano Michelangelo e Vincenzo Margiotta. Le eccezioni preliminari degli avvocati hanno retto nel corso degli anni, trascinando l’udienza alla prescrizione, dal momento che gli elementi probatori raccolti, secondo le difese, non erano così gravi e solidi, in taluni casi insussistenti. Per tutti è arrivata quindi la sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Tuttavia due dei cinque, in riferimento ad un capo d’imputazione, sono stati rinviati a giudizio poichè l’accusa è rimasta concentrata sul primo comma del testo unico degli stupefacenti. Il filone principale dell’inchiesta, che ha visto in campo anche la Procura distrettuale, si giocherà davanti al collegio del Tribunale di Sulmona non appena saranno riformulati da capo i decreti di citazione a giudizio che erano stati tutti annullati nei mesi scorsi. In tre, davanti al Tribunale dell’Aquila, erano stati condannati alla pena complessiva di 36 anni di reclusione.

Lascia un commento