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SULMONA –   C’è il signor Francesco che rinuncia al rituale della passeggiata alla Villa per paura di essere contagiato,  mentre la signora Maria  sente la mancanza dei propri cari. Tornati alla nuova normalità e imboccata la strada della ripartenza in salita, qualcuno ha provato a pensare agli anziani? Si ha la minima idea di come loro hanno vissuto l’emergenza pandemica? Quali sono gli effetti del lockdown sulle loro abitudini? Grazie alla testimonianza di Verdiana Fornaro, oss ludica, possiamo aprire una riflessione che tocca le corde del cuore. In una lettera arrivata in redazione, la Fornaro racconta la vita degli anziani al tempo del Covid, lasciando aperto uno spazio per un futuro migliore. “Mi sono ritrovata a non vedere anziani che magari necessitano del contatto con i propri figli, contatto fisico che la cam non può sostituire. Una signora, che ha perso la possibilità di incrementare la propria stimolazione cognitiva grazie ai miei laboratori perché non posso entrare nella struttura. Il signor Francesco che non esce perché ha paura di essere contagiato dal virus venendo a contatto con le persone. E il disagio di chi purtroppo non riesce a capirmi perché indosso la mascherina”- scrive la oss. Secondo la Fornaro “l’impronta del Coronavirus, ha lasciato i nostri anziani emarginati e soli, soprattutto nelle strutture. Il lockdown è stato foriero di una vera e propria chiusura, di un blocco e se vogliamo di una lenta vita nelle strutture, nei rapporti parentali e in quelli semplicemente esterni che potevano coinvolgere l’anziano sia in ciò che succedeva esternamente, sia in quello che la struttura poteva offrire ad ampio raggio. Sono infatti diminuite le attività anche ludiche, con conseguente aumento del power della solitudine. Che dire. Si sono affrontati un pochino tutti gli argomenti, ma quello che prevede un abbattimento del muro per gli anziani sembra essere ancora un lontano miraggio. Speriamo in una maggiore consapevolezza e soprattutto in una repentina organizzazione che porti a riconsiderare il tutto come foriero di spazi e novità”. Una triste realtà che non può non aprire un’accurata riflessione.

Andrea D’Aurelio

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