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SULMONA – Alla Polizia aveva riferito di essere uscito di casa per farsi una bevuta con gli amici, a quel bar che si trova a quaranta metri di distanza dalla sua abitazione, pur essendo ristretto in detenzione domiciliare. Oggi per un 35 enne romeno, C.P., è arrivata la condanna ad otto mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena, al termine del processo per direttissima celebrato con rito abbreviato, scelto dal suo legale, Stefano Michelangelo. Il giovane era stato multato ed arrestato nelle scorse settimane dalla Polizia. La sera del 28 dicembre scorso, la Squadra Volante del Commissariato Ps di Sulmona, si era infatti recata presso il domicilio del giovane al fine di verificare il rispetto delle prescrizioni imposte dall’autoritá giudiziaria. Non avendo ricevuto risposta al citofono, gli operatori di polizia hanno immediatamente chiamato al cellulare l’uomo, il quale, con assoluta nonchalance, ha riferito di essere al bar a bere con gli amici. Immediatamente rintracciato è stato arrestato per evasione. L’uomo era stato posto in detenzione domiciliare lo scorso novembre per aver riportato una condanna ad anni 1 e mesi 4 di reclusione per oltraggio e resistenza a Pubblico Ufficiale nonché per rifiuto di fornire le proprie generalità. E’ scattata anche la multa da 400 euro per la violazione della normativa anti Covid. Oggi è proseguito il processo per direttissima, dopo i termini a difesa concessi dal giudice, Marta Sarnelli. La Procura aveva chiesto un anno e otto mesi di reclusione mentre la condanna è stata di soli otto mesi, considerando la riduzione della pena per la scelta del rito. In sostanza, l’avvocato difensore Michelangelo, ha fatto notare al giudice la distanza irrisoria del bar rispetto all’abitazione del 35 enne, ovvero appena quaranta metri, come pure la tesi difensiva si è basata sul discernimento tra la situazione della necessità e la supponenza rispetto alla prescrizione. Il giovane torna quindi in detenzione domiciliare, salvo altri provvedimenti del Tribunale di sorveglianza alla luce dell’odierna condanna.

Andrea D’Aurelio

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