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SULMONA – Avrebbe firmato fatture per il villaggio turistico “fantasma”, un progetto volatilizzato nel nulla che era finito sotto la lente delle Fiamme Gialle di Sulmona. Un 37 enne del posto è finito l’altro giorno davanti al giudice monocratico, Francesca Pinacchio, per l’indebita percezione che portò la Finanza nel 2021 a sequestrare dodici fabbricati e sei terreni, alcuni dei quali collocati proprio nella periferia sulmonese dove il giovane aveva indicato la sede legale della società. La Procura della Repubblica, dopo aver ricevuto apposta informativa, aveva chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo. Da qui il procedimento penale aperto davanti al giudice. Secondo l’accusa, il giovane di Sulmona avrebbe pianificato l’operazione assieme a un collega di Roma, anche lui denunciato all’autorità giudiziaria. La complessa e tradizionale attività di verifica fiscale, giovandosi delle risultanze emerse da moderne strumentazioni tecnologiche, aveva consentito di individuare un sistema di evasione e frode realizzato mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, la cui imposta detraibile, anzichè essere versata all’erario veniva utilizzata a compensazione. Dopo verifiche sugli istituti di credito era venuto fuori il rapporto tra la società oggetto di verifiche ed altra società  fornitrice di prestazioni di servizi, in merito alla realizzazione di un villaggio turistico a Sulmona del valore di 70 milioni di euro, con tanto di piscina e centro benessere. Un progetto mai realizzato ma che avrebbe permesso, sempre secondo l’accusa, di usufruire di agevolazioni fiscali connesse alla detrazione dell’I.V.A. L’attività investigativa portò quindi alla denuncia di entrambi gli amministratori delle due società, uno sulmonese e un altro romano, emittente e utilizzatrice delle fatture false. Secondo la difesa del giovane il castello accusatorio è da ridimensionare, soprattutto per la posizione del sulmonese. Sarà il giudice ad entrare nel merito della vicenda.

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