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Era finito sotto processo per l’ipotesi di reato di maltrattamenti sistematici e abituali nei confronti dell’ex moglie tanto da essere allontanato, all’epoca dei fatti, dalla casa familiare. Ma per un 59 enne di Sulmona sono cadute tutte le accuse, nella giornata di ieri, con la sentenza di assoluzione pronunciata dal giudice monocratico del Tribunale peligno, Francesca Pinacchio. Il fatto non sussiste. Secondo il castello accusatorio l’uomo avrebbe maltratto con abitualità la consorte attraverso ingiurie e minacce gravi e, nell’ultima occasione, l’avrebbe spintonata verso il balcone della comune abitazione, colpendola con una manata. L’aggravante è quella di aver commesso il fatto alla presenza dei figli, entrambi minori in quel periodo, dall’ottobre 2018 al marzo 2019. Il quadro probatorio è stato destituito e contestato, punto per punto, con l’esame dell’imputato che ieri al giudice ha raccontato di essere stato deriso e umiliato dalla donna, davanti ai figli, proprio in occasione dell’ultima furibonda lite. Epiteti di “colore” verso i quali ha reagito solo verbalmente. L’imputato ha riferito inoltre di non aver spintonato la moglie verso il balcone. Lo stesso l’avrebbe affrontata di petto finché la figlia non si è frapposta tra lui e la madre per evitare che la lite degenerasse. E’ quindi emerso che i presunti maltrattamenti altro non erano che normali litigi tra coniugi, connotati da una reciprocità di condotte aggressive e provocatorie, inseriti nel delicato e difficile contesto di una separazione giudiziale. Nè vincitori nè vinti verrebbe da dire. Soprattutto sul piano etico. Ma per il 59 enne, difeso dagli avvocati Massimo Zambelli e Angela Pagliaro, le accuse non hanno trovato fondamento alcuno vista la formula piena di assoluzione. Il fatto non sussiste.

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