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E’ la legge 20 luglio del 2000 ad istituire il “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Anche in Abruzzo centinaia di eventi, lungo tutta la settimana, soprattutto nelle scuole: perchè se dimenticare è impossibile ricordare è doveroso. Ha ragione chi, come la senatrice sopravvissuta ai campi di sterminio Liliana Segre, si domanda cosa ne sarà di questi orrori e del loro lascito umano, sociale e antropologico quando non vi saranno più in vita gli scampati al genocidio. Ha ragione chi si domanda se davvero questa pagina di storia ci sia entrata nel Dna. Ha ragione chi teme che il tempo sparga silenzio su bambini mai diventati adulti. Ha ragione chi porta nelle scuole finanche le dettagliate testimonianze degli orribili massacri compiuti su un popolo. Ha ragione chi piange perche dimenticare è impossibile ma ricordare è doveroso. “L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. In queste parole di Primo Levi tutto il senso del dovere del ricordo nella speranza che nessuno mai ci debba ricordare di ricordare. Il Giorno della Memoria non vuole misconoscere gli altri genocidi di cui l’umanità è stata capace, né sostenere un’assai poco ambita «superiorità» del dolore ebraico. Non è infatti, un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di questo. Anche nella nostra regione centinaia gli eventi, alcuni dei quali itineranti altri entrati in scuole e università già nei giorni scorsi: proiezioni, dibattiti, letture di brani e lettere, concorsi fotografici e tutto quanto onora il dovere della memoria di quella che, ancora oggi, viene universalmente definita la pagina più nera della storia contemporanea. Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa apriva i cancelli del campo simbolo della Shoah e degli orrori nazisti. È stata scelta questa data per ricordare l’Olocausto (dal greco holòkaustos “bruciato interamente”) e ciò che ha permesso lo sterminio di milioni di persone, tutto avvolto nel silenzio. Quel silenzio che ha reso possibile un delitto contro l’umanità e la necessità di ricordare che non si deve dimenticare, perché purtroppo l’uomo ha la memoria corta, ricordare affinchè i crimini contro l’umanità non si ripetano. L’orrore nazifascista va ricordato. Il generale Dwight D. Eisenhower quando arrivò con i propri uomini presso i campi di concentramento, ordinò che fosse scattato il maggior numero di fotografie alle fosse comuni dove giacevano ossa, abiti, corpi scomposti scheletrici. Fotografie per ogni gelida baracca che fungeva da dormitorio, fotografie al filo spinato, ai forni crematori, alle divise, ai cappellini, alle torri di controllo, alle armi, agli strumenti di tortura. Eisenhower pretese che fossero condotti presso i campi di concentramento tutti gli abitanti tedeschi delle vicine città per vedere la realtà dei fatti e che, suddetti civili, fossero costretti a sotterrare i corpi dei morti. E poi spiegò: “Che si abbia il massimo della documentazione possibile, che siano registrazioni filmate, fotografie, testimonianze, perché arriverà un giorno in cui qualche idiota si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo”. “La gente dice basta con questi ebrei, che cosa noiosa”. Fanno riflettere le parole di Liliana Segre, pronunciate alla vigilia della Giorno della Memoria, sul timore dell’oblio per l’Olocausto e l’incubo che possa finire per trasformarsi in una sola riga nei libri di storia. Parole che ci interrogano profondamente su cosa sia e a cosa serva la memoria, su come conservarla e praticarla senza trasformarla in un orpello o in un vuoto rituale. E come non citare il Diario di Anna Frank: “Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo.” “L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.” “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. Queste frasi di Primo Levi hanno scandito gli anni della memoria in Italia. Tante le iniziative anche in Valle Peligna. Pratola ricorda Rocco Di Pillo con il Presidente onorario della Crusca, Francesco Sabatini. In prima linea anche le scuole. Dal Polo Scientifico al Polo Ovidio che fa della memoria un caposaldo. E ancora film, conferenze e incontri. Perché ricordare è un dovere

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