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SULMONA – Il rientro in classe diventa un premio per una studentessa del Liceo Artistico di Sulmona che racconta l’emozione di tornare sui banchi di scuola con le lezioni in presenza, dove si cresce, ci si guarda in faccia e si stringono i denti. Anche se a distanza. Dopo i volti dei presidi in primo piano, nel giorno della ripartenza per le scuole superiori, abbiamo deciso di dare la parola ai diretti interessati, ovvero agli studenti che restano protagonisti di una scuola da reinventare.

“Mi chiamo… no. Non c’è bisogno di scrivere il mio nome e rivelare chi sono perché le parole che sto per scrivere non descrivono solo il mio stato d’animo, ma anche quello dei miei compagni di classe. E non solo. Sono una studentessa del Liceo Artistico di Sulmona e sono molto emozionata. Perché? Perché domani torneremo in aula (oggi, ndr). Sarà come il primo giorno di scuola per tutti noi. Finalmente potremo guardarci di nuovo negli occhi e ascoltarci senza gli echi e i rumori strani dei microfoni”- scrive la giovane liceale- “finalmente potremo ricominciare a conoscerci. Sì, proprio così, a conoscerci, perché io frequento un primo ed in aula siamo stati solo 11 giorni. Prima c’è stato il posticipo della riapertura, poi siamo stati la prima classe in città ad essere messa in isolamento, poi la seconda ondata ha messo in DAD (o DDI, vabbè, ci siamo capiti) tutte le scuole superiori del Paese e così insieme siamo stati davvero poco. Il modo di conoscerci ce lo siamo inventati lo stesso. Al mattino lezione e nel pomeriggio abbiamo fatto i compiti in videoconferenza o ci siamo sfidati ad Among us oppure ci siamo videochiamati. Però in aula è un’altra cosa. Sono una studentessa del Liceo Artistico di Sulmona e sono molto spaventata. Perché? Perché domani torneremo in aula, ma il Covid continua a girare liberamente tra case e strade e i TG non fanno che dire che dobbiamo aspettarci da un momento all’altro una terza ondata. Ed è per questo che mi sono chiesta: cosa posso fare io, a 14 anni e mezzo, per evitare di tornare a vedere i miei compagni attraverso uno schermo? Ci ho pensato molto e come prima cosa ho chiesto ai miei genitori di accompagnarmi a fare il tampone rapido per essere sicura di non avere nulla (sono stata quasi sempre in casa, ma una volta al supermercato ci sono stata, il mio papà lavora fuori città e un paio di volte i miei nonni sono venuti a trovarci). È vero che è fastidioso, ma se può servire ad evitare al Covid di gironzolare, perché no? Ma soprattutto ho preso una decisione. Ho deciso di accontentarmi. Non mi farò convincere da un colore che possiamo rilassarci. Mi accontenterò di vedere i miei compagni soltanto in aula. È comunque qualcosa. Per il resto della giornata continuerò a stare attenta: starò in casa il più possibile, rispetterò il distanziamento e tutto ciò che ormai fa parte delle nostre vite. È vero. È pesante. Però è un po’ come quando si è piccoli e i grandi ti dicono: “Se fai questa cosa, avrai un bel regalo”. Se tutti insieme continuiamo a stare attenti, uno per volta i regali arriveranno. In tanti abbiamo partecipato al controllo di massa organizzato dal Comune e il premio sarà domani poterci rivedere in aula. Poi magari ci sarà permesso di non dover indossare la mascherina quando siamo seduti ai banchi e finalmente potremo rivedere i nostri sorrisi. Il premio finale già me lo immagino: una super gita. Magari in Grecia. Intanto carico la sveglia e spero di dormire. L’emozione è davvero tanta”.

Una lettera che tocca le corde del cuore e dovrebbe fare riflettere anche gli adulti, soprattutto coloro che continuano a sottovalutare il rischio. La liceale ci ricorda che è necessario cambiare paradigma e approccio culturale verso l’emergenza. E se la “lezione” arriva da una ragazza di appena 14 anni, vuol dire che la scuola, in particolare la sua scuola, è stata davvero una palestra di vita.

Andrea D’Aurelio

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