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SULMONA – Chiamarla festa dei lavoratori, negli ultimi tempi, è diventata una vera e propria contraddizione. Ogni anno è la solita cantilena: niente più lavoro certo e stabile, niente ristori o aiuti scarsi in tempo di pandemia, infortuni e bollettini neri, statistiche sempre meno rassicuranti. Noi abbiamo cercato di dare un volto a questa giornata del primo maggio. Anzi due. E’ quello dei fratelli Piercarlo e Riccardo Cieri che hanno accettato la sfida, ovvero rilevare il bar della centrale piazza dell’Annunziata, alla faccia di crisi e pandemia. Non una zona qualunque e non un momento facile per il tessuto economico e imprenditoriale della città. Già la normativa anti Covid è quella che è. Bisogna pregare e sperare nella clemenza del tempo, sfruttare al massimo gli spazi all’aperto concessi, reinventare un nuovo modo di fare bar e soprattutto fidelizzare l’utenza. “Entrambi siamo inseriti nel settore del beverage da quattro-cinque anni e e ci siamo messi in gioco per rilanciare uno dei punti della città”- spiegano i fratelli Cieri rimarcando che si è trattata di una scelta ponderata, non di certo partorita dalla sera alla mattina. “Daremo immagini e aspettative ben diverse dalla versione tradizionale, mantenendo le norme, facendo sentire il cliente a suo agio”- aggiungono i due Cieri che si affidano non solo alla stagione favorevole, si spera, ma anche alla capacità che avrà Sulmona, sul piano istituzionale, di intercettare la frontiera del turismo naturale. E’ una delle tante storie di giovani che gettano il cuore oltre l’ostacolo. Non sono gli unici ad aver creato un progetto, rilevato attività, essersi rimboccati le maniche nonostante il momento poco favorevole. Ma sicuramente quel “work in progress” in pieno centro storico ( l’apertura è prevista a breve) non passa inosservato e infonde speranza. Ci auguriamo che più che un primo maggio sia un primo raggio. Di sole, di luce, di responsabilità. Perché, va ricordato a scanso di equivoci, la pandemia non è finita.

 

Andrea D’Aurelio

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