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SULMONA – Fallisce per la seconda volta il tentativo di conciliazione e va avanti la querelle tra i due consiglieri comunali, Bruno Di Masci e Roberta Salvati, comparsi ancora una volta questa mattina davanti al giudice di pace di Sulmona, Gianna Cipriani. Il magistrato ha verbalizzato le scuse arrivate in aula dall’imputato Di Masci per aver etichettato con un epiteto, “quella z.. della Salvati”, la sua collega di assise civica nel corso di una telefonata in un esercizio commerciale che non era in quel momento aperto al pubblico. L’ex sindaco fu ripreso e il video arrivò sui telefonini di mezza città. Questa mattina, dopo reiterati inviti del giudice di pace, Di Masci ha presentato le scuse alla Salvati, spiegando ancora una volta però che quella brutta parola era riferita alla sfera politica della consigliera e non alla persona. Per la Salvati, assistita in giudizio dall’avvocato Donatello Gentile dello studio legale Marchese di Pescara, le scuse risultano intempestive, perché intervenute tre anni dopo dai fatti, a seguito anche dell’altro procedimento penale che si è chiuso davanti al Gip del Tribunale di Sulmona che ha prosciolto la consigliera con una ordinanza di archiviazione. Oggi davanti al giudice si sono presentati due testi che, sostanzialmente, hanno confermato l’epiteto pronunciato da Di Masci che sarebbe riferito, a loro dire, alla sfera politica. La terza puntata della diatriba andrà in scena il prossimo 8 luglio con l’escussione di due testi del Pm, dello stesso imputato Di Masci, difeso dagli avvocati Silvia Iafolla e Gianfranco Iadecola, e la visione del video incriminato. Per la Salvati non ci sono le condizioni per ritirare la querela.
Andrea D’Aurelio

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